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Nel corso degli anni ci siamo sempre occupati di migliorare le prestazioni dei siti web dei nostri clienti, avendo cura di adottare tutte le tecnologie e configurazioni disponibili sul mercato al fine di offrire un’esperienza utente gradevole e redditizia, nonchè di offrire le migliori condizioni ai crawler dei motori di ricerca, in particolar modo Google.
Abbiamo trattato in diverse occasioni concetti che influiscono sul Time To First Byte, meglio conosciuto con l’acronimo TTFB, tuttavia non ci siamo mai soffermati su un aspetto secondario, ma anch’esso importante, come l’utilizzo di IPv6 in concomitanza di IPv4.
Cos’è IPv6 ed IPv4?
Se sei un appassionato di tecnologia e di Internet, sicuramente hai sentito parlare di IPv4 e IPv6.
Già agli albori degli anni 2000, al primo anno di Università ad UNICAM si faceva un gran parlare di come gli indirizzi IP stessero esaurendo, generando curiosità e un pizzico di interesse che avremmo in qualche modo appena accennato al Corso di Reti.
Sono passati moltissimi anni, nel frattempo, e lo spauracchio dell’esaurimento degli indirizzi IPv4 è stato sempre percepito come una sorta di leggenda metropolitana, almeno fino a questi ultimi 2 o 3 anni.
Ad oggi, infatti, alla soglia del 2024, ormai ci si rende conto sempre in modo più evidente di come quella che all’epoca sembrava una profezia (esaurimento di indirizzi IP n.d.r.), sia una problematica sempre più reale e presente, e qualora ce lo dimenticassimo, ci sono sempre le fatture degli Hosting Provider che ci ricordano che gli IP che una volta erano gratuiti, oggi hanno un costo sempre maggiore proprio a causa della scarsità e della difficoltà a reperire indirizzi IP.
Cosa ha portato IPv4 a diventare un bene prezioso
Il mercato IPv4 è guidato dalla scarsità e rappresenta una sfida per le aziende che cercano di espandere il proprio business. Anche se, tecnicamente, non abbiamo esaurito completamente gli indirizzi IP, le risorse IPv4 disponibili si stanno rapidamente esaurendo. Resta da allocare meno dell’1% dell’offerta mondiale. Tuttavia, molti IPv4 inutilizzati rimangono nelle mani di grandi organizzazioni.
Vale la pena notare che alcune organizzazioni hanno restituito grandi blocchi di indirizzi IPv4. Compresa la Stanford University che ha restituito il proprio blocco di indirizzi IP di classe A nel 2000, rendendo disponibili 16 milioni di indirizzi IP. Altre organizzazioni che lo hanno fatto includono il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, Interop e BBN Technologies.
Tutto sommato, il pool di 4,29 miliardi di indirizzi IPv4 si è quasi esaurito. Di conseguenza, il costo per indirizzo IP è alle stelle. Nel dicembre 2014, il prezzo medio per un singolo indirizzo IPv4 era di circa $ 10. A gennaio 2017, il prezzo medio per la stessa risorsa era salito a circa $ 15 per IP. Entro febbraio 2018 – $ 20 per IP.
In media, i prezzi IPv4 aumentano del 25% ogni anno e nel 2022 la media era di circa $ 45- $ 50. Inutile dire che possiamo aspettarci ulteriori aumenti negli anni a venire.
Il rapido esaurimento e l’elevata domanda di mercato per gli indirizzi IPv4 hanno contribuito in modo significativo ai prezzi in continua crescita. Ai tempi in cui i prezzi IP erano di circa $ 5 per IP, nessuno pensava che sarebbero aumentati di cinque volte. E anche con quei prezzi, le società di telecomunicazioni hanno faticato a salire a bordo dei clienti a causa della carenza di indirizzi IPv4. Naturalmente, la diminuzione dell’offerta e la crescente domanda di indirizzi IP ne aumentano il valore.
Quali sono le differenze tra IPv4 ed IPv6?
Innanzitutto, IPv4 è il protocollo IP originale utilizzato da Internet fin dagli anni ’80. Tuttavia, con la crescita esponenziale del numero di dispositivi collegati a Internet, le limitazioni di IPv4 sono diventate sempre più evidenti. In particolare, il numero limitato di indirizzi IPv4 disponibili (circa 4 miliardi) sta rapidamente esaurendo.
Ecco perché è stato sviluppato IPv6. Questo protocollo utilizza un formato di indirizzo più ampio (128 bit rispetto ai 32 bit di IPv4), consentendo un numero praticamente illimitato di indirizzi IP. Questo non solo risolve il problema della scarsità di indirizzi IPv4, ma consente anche una serie di miglioramenti in termini di velocità di risoluzione DNS e connessione.
Ad esempio, IPv6 consente una risoluzione DNS più veloce grazie all’utilizzo di record DNS AAAA (IPv6) invece di record DNS A (IPv4). Inoltre, IPv6 supporta la connessione diretta tra i dispositivi, eliminando la necessità di utilizzare un server NAT (Network Address Translation) per connettersi a Internet. Ciò significa che la connessione può essere stabilita più rapidamente e con una maggiore affidabilità.
Infine, IPv6 può migliorare significativamente il TTFB (Time To First Byte), che è il tempo che impiega il server a inviare la prima porzione di dati in risposta a una richiesta HTTP. Con IPv6, il TTFB può essere ridotto grazie alla maggiore efficienza della rete e alla riduzione della latenza.
Come IPv6 influisce sulla velocità di risposta del server?
Per capire meglio come IPv6 possa influire sulla velocità di risposta del server e quindi sul TTFB, è importante fare un confronto tra i due protocolli. Esistono diversi studi e benchmark che hanno analizzato le differenze tra IPv4 e IPv6 in termini di TTFB.
Uno studio condotto da Google ha rilevato che la latenza media tra client e server era inferiore su IPv6 rispetto ad IPv4. In particolare, la latenza media su IPv6 era di 14,5 millisecondi, mentre su IPv4 era di 22,5 millisecondi. Questo significa che il TTFB può essere notevolmente migliorato utilizzando IPv6.
Anche un altro studio condotto da Sucuri ha analizzato le differenze tra i due protocolli. Il test ha coinvolto 50 siti web popolari, tra cui Google, Facebook e YouTube. I risultati hanno mostrato che il TTFB era in media del 3% inferiore su IPv6 rispetto ad IPv4.
Inoltre, il test ha rilevato che il TTFB su IPv6 era costante e prevedibile, mentre su IPv4 era più variabile e meno affidabile. Questo è dovuto principalmente alla congestione della rete IPv4, che può causare ritardi nella risposta del server.
Infine, un altro studio condotto da Akamai ha mostrato che il TTFB su IPv6 era in media del 22% inferiore rispetto ad IPv4. Il test ha coinvolto 32 siti web e ha utilizzato una varietà di strumenti di analisi per misurare le prestazioni dei due protocolli.
In conclusione, i benchmark e gli studi condotti fino ad ora dimostrano che IPv6 può migliorare significativamente il TTFB rispetto ad IPv4. Ciò significa che i siti web e le applicazioni che utilizzano IPv6 possono offrire una migliore esperienza utente, con tempi di risposta più rapidi e una maggiore affidabilità. È quindi importante che i servizi di hosting supportino IPv6 per offrire il miglior servizio possibile ai propri clienti.
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