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È prassi comune quando ci sono problemi di performance o si voglia ottenere un punteggio PageSpeed più elevato, affidarsi a CloudFlare al fine di avere una CDN con interessanti funzioni di minifizzazione JS e CSS, nonchè compressioni immagini che rendono la pagina meno pesante e possa permettere anche di soddisfare alcune delle best practices consigliate da Google al fine di ottenere un punteggio migliore sui test PageSpeed.
Cloudflare, Inc. è una società americana che si occupa di content delivery network, servizi di sicurezza internet e servizi di DNS distribuiti, che si pongono tra i visitatori di un sito e gli hosting provider degli utenti Cloudflare, agendo come un reverse proxy server per siti web.
Tra le altri interessanti funzionalità, quella di WAF (Web Application Firewall), quella di mitigazione DDOS, GeoIP filtering, nonchè servizio DNS.
È una Big Company con clienti del calibro di Uber, OKCupid, Fitbit, Hubspot, Gyazo e molti molti altri. Insomma, qualcosa di davvero grande e notevole leader nel suo settore.
Offrendo un piano gratuito adatto per la maggior parte dei siti a basso / medio traffico, è ormai comune vederla usata in maniera intensiva anche da siti che effettivamente non ne hanno bisogno e potrebbero risolvere alcuni problemi di velocità direttamente lato server e/o applicativo.
Tra l’altro va detto che di default CloudFlare mantiene abilitata una feature di filtering di bad bots al fine di ridurre il numero di bot e crawler malintenzionati che colpiscono il tuo sito automaticamente.
Secondo un’indagine portata a termine nel 2016 da Incapsula (Imperva), una nota e validissima alternativa a Cloudflare con funzioni più o meno simili, il traffico dei bad bots impatterebbe per circa il 30% dell’intero traffico Web, in parole povere il 30% del traffico è prodotto da Bot malevoli, e circa altrettanti da Bot buoni e legittimi. Qui potete leggere il rapporto per esteso : https://www.incapsula.com/blog/bot-traffic-report-2016.html
Cosa succede se blocchiamo i Bot Dannosi ?
Una risposta piena di buon senso e logica potrebbe essere che avremo meno traffico inutile sul nostro sito, meno consumo di banda, di risorse e dunque ottenere un grado di sicurezza maggiore.
Molto probabilmente è una risposta corretta o verosimilmente tale, dato che di fatto rimarrebbe davvero difficile comprendere quale possa essere l’utilità di avere bot dannosi o malevoli che scorrazzano liberamente sul nostro sito a fare richieste di pagine per chissà quali loschi e misteriosi motivi.
Una cosa però è certa, se come abbiamo visto prima è vero che il 30% delle visite sono generate da Bot malevoli, bloccare i Bot significherà di fatto andare a bloccare anche un 30% di traffico sul nostro sito.
E Google Adsense ?
Teoricamente qualsiasi virtuoso affermerà con certezza assoluta che Google AdSense è del tutto immune a questo discorso, nel senso che non c’entra proprio in alcun modo in questo contesto, dato che Google AdSense lavora solo ed esclusivamente lato client tramite l’esecuzione di script Javascript sul browser dell’utente e che dunque siccome i Bot non hanno una macchina virtuale per l’esecuzione di Javascript ne tanto meno per eseguire azioni o eventi, Google AdSense va lasciato fuori da questo discorso in quanto è assolutamente fuori luogo.
Siamo d’accordo almeno in parte, ma Google AdSense andrebbe lasciato da parte solo se l’attivazione di CloudFlare non comportasse un abbassamento di RPM e dunque monetizzazione.
Uno strano evento (s)fortuito.
Qualche tempo fa abbiamo deciso insieme al CEO di un network editoriale operante su più svariati settori di abilitare CloudFlare su tutti i siti per ottimizzare e migliorare la fruizione di contenuti e il delivery di immagini. Sebbene avessimo già in produzione il solito stack ottimizzato con Varnish e Memcache con NGINX e http/2, si voleva provare a spingerlo ulteriormente per vedere come il sistema potesse reagire. Dal punto di vista navigazione leggere migliorie comunque apprezzabili, lato monetizzazione invece un dramma. Già dal giorno dopo l’RPM era diminuito in maniera sensibile ed è perdurato per circa tutto il mese, fino a quando non abbiamo deciso di eliminare CloudFlare e tornare come eravamo in origine. A distanza di qualche giorno la situazione di monetizzazione ha ripreso normalmente i valori iniziali ottimali che sono perdurati per circa un mese, fino a quando abbiamo nuovamente deciso di reinserire CloudFlare.
Nemmeno a farlo apposta, stessa situazione di prima, RPM dimezzati sebbene il sito fosse sensibilmente più veloce e una navigazione estremamente fluida. Il perchè non era chiaro, non c’era nessun segnale o motivazione tale che potesse giustificare un abbassamento delle revenue in quel modo.
Non si poteva continuare così, pertanto abbiamo nuovamente disattivato CloudFlare e come per magia ecco tornare i soliti RPM ottimali.
Un puro caso ?
Per come sono andate le cose non si può dire che sia stato un caso, sopratutto se si considera che sono stati coinvolti siti completamente diversi tra loro, sia per i temi trattati che per i contenuti, struttura e peculiarità che rendevano di fatto 5 siti singoli completamente diversi seppur di uno stesso proprietario.
Cercando su Google le chiavi di ricerca : Cloudflare AdSense RPM si possono trovare numerosi post di utenti che sono incappati nella nostra stessa problematica sebbene CloudFlare stessa affermi che non impatti negativamente su AdSense.
Tuttavia esistono troppe situazioni simili che in qualche modo sono atomicamente collegate, come si abilita CloudFlare le revenue AdSense crollano.
C’è un nesso causale tra causa ed effetto o sono altre tipologie di problemi che si vogliono imputare a CloudFlare ? Sono solo casi singolari dovuti a qualche problema di Cloudflare o più probabilmente a qualche problema di Google Adsense ? Con quale logica ? Con quale criterio ? Perchè ?
Precauzione.
Non potendo dare risposte utili per insufficienza di prove ne un minimo di spiegazione logica in merito, ci limiteremo solo a porci le giuste domande, sperando di far cosa utile a tutti coloro che decideranno di abilitare CloudFlare. Abbiate prudenza nel notare eventuali variazioni nella monetizzazione della pagina e qualora vi accorgiate di variazioni inspiegabili come è successo a noi, non esitiate ad abilitare / disabilitare la cache al fine di poter replicare il problema ed attribuirne la causa ad esso. Se volete performance senza in alcun modo intaccare AdSense potete contattarci.
Aggiornamento al 1 Luglio 2019 : Avendo valutato nell’ultimo mese di giugno un comportamento corretto di CloudFlare senza alcun abbassamento dell’RPM con diversi circuiti pubblicitari, per correttezza teniamo a precisare che quanto scritto in questo articolo inerentemente alla diminuzione della rendita RPM non è più corretto e valido. Si invita il lettore a valutare autonomamente eventuali discrepanze di rendimento.