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Sebbene Google ed i motori di ricerca in generale tendano a dare delle linee guida agli sviluppatori, tecnici, sistemisti e SEO, tuttavia l’algoritmo rimane a tutti gli effetti ancora nascosto e segreto. Dopo il furto di dati da YANDEX, il Motore di ricerca Russo a fine Gennaio 2023, è emerso per la prima volta pubblicamente, come YANDEX ad esempio faccia uso di ben 1992 fattori di ranking. E pertanto, si può pacificamente e verosimilmente pensare che anche Google ne faccia un uso così massivo e probabilmente anche molto maggiore.
Questa presa di coscienza fa intuire come non basti sapere e conoscere ciò che Google rende volutamente pubblico come guidelines o best practices ufficiali, ma che spesso si possano dedurre virtuosismi e tecnicismi non documentati con un po’ di buon senso e competenza della materia di sviluppo, SEO e networking.
In questo post ci vogliamo soffermare sull’introduzione di cosa sia un Reverse DNS e di come possa essere associato alla più comune e famosa idea che un IP statico possa essere proficuo a livello SEO. Adottare il reverse DNS corretto in presenza di un IP statico è sicuramente la migliore opzione per mettere a frutto i vantaggi di avere un IP statico.
Cos’è il Reverse DNS ?
Il Reverse DNS, anche noto come rDNS, è un servizio del Domain Name System (DNS) che, come suggerisce il nome, opera in maniera inversa rispetto al DNS standard. Mentre il DNS standard traduce i nomi di dominio in indirizzi IP (per esempio, trasforma “www.google.com” in “216.58.207.46”), il Reverse DNS fa esattamente l’opposto: converte gli indirizzi IP nei rispettivi nomi di dominio.
Questo processo di traduzione inversa è fondamentale per diverse funzionalità in Internet. Tra queste, la più importante è probabilmente la sicurezza della posta elettronica. Infatti, i server di posta elettronica utilizzano spesso il Reverse DNS per controllare la reputazione dell’indirizzo IP di un server che invia email, riducendo così le probabilità di ricevere messaggi di spam.
A livello tecnico, il Reverse DNS funziona attraverso una speciale zona del DNS chiamata “in-addr.arpa”, che è responsabile per la mappatura inversa degli indirizzi IP ai nomi di dominio.
Esempio Pratico: Utilizzo dell’Utility Linux Dig con Google.com
Supponiamo che tu voglia verificare il Reverse DNS per l’indirizzo IP di “managedserver.it”. Per prima cosa, devi determinare l’indirizzo IP di “managedserver.it” utilizzando il comando dig. In una console Linux, il comando sarebbe:
dig managedserver.it +short
Questo comando restituirà l’indirizzo IP per “managedserver.it”. Ad esempio, potrebbe restituire “80.211.239.36”.
A questo punto, puoi utilizzare il comando dig con l’opzione “-x” per effettuare una query di Reverse DNS su questo indirizzo IP. Il comando sarebbe quindi:
dig -x 80.211.239.36 +short
Questo comando restituirà il nome di dominio associato all’indirizzo IP. In questo caso, dovrebbe restituire “managedserver.it” come reverse DNS.
root@MANAGEDSERVER:~# dig -x 80.211.239.36 +short managedserver.it.
Cosa sono “ptr-record” e “in-addr.arpa”?
Il DNS è definito da zone. Una zona è una porzione separata dello spazio dei nomi di dominio. Storicamente, era amministrata come un unico file di zona.
Spesso, un dominio corrisponde a una zona.
Il proprietario della zona associa diversi indirizzi a diversi nomi di dominio nella loro zona.
Ad esempio, associa l’indirizzo IP 23.25.62.12 all’hostname “www” nella zona “example.com”. Questo viene fatto con i record DNS.
Questo significherebbe che scrivendo www.example.com, il tuo browser sarebbe indirizzato all’indirizzo 23.25.62.12. Questo è solitamente fatto con un record A (o record ALIAS) ed è il solito DNS diretto.
E per quanto riguarda la zona DNS inversa?
Un record PTR è il record per il DNS inverso.
Quindi, il proprietario della zona aggiunge semplicemente quell’indirizzo IP alla loro zona ed è tutto a posto? No. Il DNS inverso funziona al contrario.
Il record PTR è conservato in una zona speciale chiamata .in-addr.arpa.
Questa zona è amministrata da chiunque possieda il blocco di indirizzi IP. Nel caso dell’esempio, la zona per il record PTR sarebbe 12.62.25.23.in-addr.arpa. Il proprietario dell’indirizzo IP è solitamente il Provider di Servizi Internet (ISP) e se vuoi aggiungere un record PTR al tuo indirizzo IP, devi contattare il tuo ISP.
La necessità di un IP dedicato per impostare il reverse DNS
Per impostare correttamente un reverse DNS, è necessario avere un indirizzo IP dedicato. Questo perché, nel processo di risoluzione del reverse DNS, un singolo indirizzo IP viene mappato a un singolo nome di dominio. Se più siti web condividono lo stesso indirizzo IP (come accade spesso nei servizi di hosting condivisi), non sarà possibile impostare un reverse DNS personalizzato per ciascuno di essi.
La motivazione dietro a questa necessità risiede nel modo in cui funziona il DNS. In un sistema DNS normale, un nome di dominio può risolvere a più indirizzi IP, permettendo di distribuire il traffico tra server diversi. Tuttavia, nel caso del reverse DNS, la risoluzione avviene in senso inverso, da IP a nome di dominio. Questo processo è progettato per essere univoco: un singolo indirizzo IP risolve a un solo nome di dominio.
Pertanto, se diversi siti condividono lo stesso IP, impostare un reverse DNS personalizzato per ciascuno di essi sarebbe tecnicamente impossibile. Questa limitazione sottolinea l’importanza di avere un IP dedicato per ogni sito web, se si prevede di utilizzare il reverse DNS come parte della strategia SEO. Un IP dedicato non solo permette di impostare un reverse DNS personalizzato, ma può anche migliorare la stabilità e le prestazioni del sito, oltre a offrire un livello superiore di sicurezza.
Nonostante la scarsità degli indirizzi IPv4 a livello globale, l’acquisizione di un indirizzo IP dedicato per il tuo sito web o il tuo server rimane un investimento relativamente economico. La maggior parte dei provider di servizi Internet o di hosting offre indirizzi IPv4 dedicati con un costo mensile molto accessibile, normalmente di 1 o 2 euro al mese. Inoltre, potrebbe essere richiesto un costo iniziale di attivazione, che normalmente si aggira tra i 20 e i 30 euro, pagato una tantum. Considerando i potenziali benefici in termini di SEO, sicurezza e stabilità, un indirizzo IP dedicato può rappresentare un investimento sensato per qualsiasi proprietario di un sito web o di un server.
Come impostare il Reverse DNS personalizzato?
L’impostazione del Reverse DNS personalizzato è un compito tecnico che richiede un certo controllo sull’infrastruttura del tuo sito web. Per farlo correttamente, avrai bisogno di avere l’autorità sia sull’indirizzo IP che desideri utilizzare, sia sul nome di dominio che desideri associare a quell’indirizzo IP. L’attuazione di questo processo può differire leggermente a seconda del provider di servizi Internet o del tuo servizio di hosting web.
In termini generali, ecco i passaggi di base per impostare un Reverse DNS:
- Accedi al tuo pannello di controllo del provider: Il primo passo è accedere al pannello di controllo del tuo provider di servizi Internet o del tuo servizio di hosting web. Questo è normalmente il luogo dove gestisci le impostazioni per il tuo sito web o server.
- Trova le impostazioni DNS o Reverse DNS: Una volta entrato nel pannello di controllo, dovrai trovare la sezione delle impostazioni dove si possono gestire le impostazioni DNS. Questa sezione potrebbe essere chiamata “DNS settings”, “Network settings”, “Reverse DNS” o qualcosa di simile, a seconda del provider.
- Imposta il Reverse DNS: In questa sezione, dovrai inserire l’indirizzo IP che desideri associare e il nome di dominio corrispondente. Questo normalmente avviene attraverso una semplice interfaccia che ti permette di inserire l’indirizzo IP e il nome di dominio, e poi di salvare le modifiche.
- Contatta il supporto tecnico, se necessario: Alcuni provider non offrono un’opzione per impostare il Reverse DNS direttamente attraverso il pannello di controllo, e potrebbero richiedere di contattare il loro supporto tecnico per attuare questo cambiamento. In questo caso, dovrai seguire le istruzioni fornite dal supporto tecnico.
- Verifica le impostazioni del Reverse DNS: Dopo aver impostato il Reverse DNS, è importante verificare che tutto funzioni come previsto. Puoi farlo utilizzando il comando “dig -x” in un terminale Linux, come descritto nell’esempio precedente. Se il comando restituisce il nome di dominio che hai associato all’indirizzo IP, allora il Reverse DNS è stato impostato correttamente.
Ricorda che potrebbe essere necessario attendere qualche ora prima che le modifiche al Reverse DNS diventino effettive, a causa della natura del sistema DNS e dei tempi di propagazione delle informazioni DNS.
Se non sei un esperto di sistemistica e networking, il consiglio migliore è quello di rivolgerti al tuo fornitore di hosting o richiedere un consulto a sistemisti Linux come la nostra azienda.
Quali vantaggi aspettarsi a livello SEO?
Sicuramente non miracoli. L’utilizzo del Reverse DNS come strategia SEO non è comune, ne documentata ma rientra nelle best practices e potrebbe avere potenziali vantaggi.
Uno di questi potrebbe essere una maggiore affidabilità agli occhi dei motori di ricerca. Un sito con un IP statico e un Reverse DNS correttamente impostato può apparire più affidabile perché suggerisce che l’entità dietro il sito ha un certo livello di competenza tecnica e sta facendo un investimento per mantenere una presenza online stabile.
Inoltre, il Reverse DNS può aiutare a prevenire problemi di email spam. Molti server di posta elettronica utilizzano il Reverse DNS per verificare l’identità dei server in entrata. Se il Reverse DNS del tuo server di posta elettronica non corrisponde al dominio da cui proviene l’email, potrebbe essere contrassegnata come spam.
Sebbene la SEO è un aspetto che riguarda esclusivamente i siti web, non è altrettanto vero che i fattori che influenzano il trust, nonchè il posizionamento possano essere anche derivanti da altri servizi.
Conclusioni
In sintesi, il Reverse DNS rappresenta un elemento tecnico non di rilievo che potrebbe però avere ripercussioni significative sulla SEO e sulla reputazione complessiva di un sito web. Nonostante non sia elencato tra i fattori di ranking ufficialmente riconosciuti da Google, un corretto utilizzo del Reverse DNS può certamente migliorare la percezione di affidabilità e autorevolezza di un sito, elementi fondamentali nel panorama del SEO moderno.
Ma il Reverse DNS non è importante solo per la SEO. Il suo corretto impiego può, infatti, rivelarsi cruciale per prevenire problemi legati all’invio di email, riducendo il rischio che queste siano etichettate come spam. Un minor numero di email classificate come spam si traduce in una reputazione online più solida, con evidenti benefici per la visibilità e l’efficacia comunicativa di un sito web o di un servizio online.
Inoltre, il Reverse DNS può essere utilizzato per migliorare la sicurezza di un sito web, permettendo di autenticare gli host e di rilevare potenziali minacce.
Infine, per coloro che utilizzano un IP statico, l’impostazione di un Reverse DNS adeguato è un passaggio praticamente obbligato, un ulteriore tassello da inserire in una strategia SEO ben pianificata e attentamente realizzata. In un mondo digitale sempre più competitivo, ogni dettaglio può fare la differenza, e il Reverse DNS non fa eccezione a questa regola. Implementarlo correttamente potrebbe non garantire il successo immediato, ma sicuramente contribuirà a creare un ecosistema online più sicuro, affidabile e, quindi, più propenso al successo a lungo termine.