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Ieri 2 giugno, indicativamente alle 20:50 circa siamo stati letteralmente presi d’assalto da almeno una trentina di telefonate che lamentavano disservizi e server down. Dopo una brevissima verifica abbiamo constatato che tutte le macchine erano up, tutti i servizi raggiungibili e fruibili e che non esisteva alcuna problematica di routing.
Semplicemente tutti questi utenti avevano visto il numero di visitatori morire su Google Analytics e da quello avevano pensato ci fosse un down senza nemmeno preoccuparsi di provare a navigare il sito.
Cercando un po’ sui gruppi Facebook italiani come Fatti di SEO, Fatti di AdSense e via dicendo abbiamo subito notato moltissimi messaggi che lamentavano lo stesso identico problema, Google Analytics era down a livello globale da diverse minuti ormai.
Col passar dei minuti però sono arrivate ulteriori lamentale di utenti che lamentavano problemi a livello di Cloud Computing, istanze Cloud per intenderci e man mano anche altri servizi come la Gsuite e gli altri servizi Google che potete vedere nell’immagine sotto.
Non solo Google ma anche i loro clienti
Qualora il problema fosse circoscritto solo ed esclusivamente ai servizi Google (di Google) uno potrebbe anche pazientare considerando che probabilmente al massimo starà qualche ora senza i suoi servizi ma Google fa ben altro con il suo Google Cloud.
Nello specifico Google tramite Google Cloud computing permette di allocare risorse come storage, IP, istanze di macchine virtuali VPS e di poter usufruire la potenza di calcolo e di archiviazione per offrire servizi allo stesso modo di come potrebbe fare Amazon AWS o Microsoft Azure.
Tra i loro clienti si trovano importantissime realtà, grossi brand popolarissimi online che sono andati irrimediabilmente down dopo questo avvenimento inaspettato di ieri sera che per quanto possa sembrare grave risulta comunque piuttosto singolare e assolutamente sporadico.
Le cause del down di Google e Google Cloud
Le cause del down di Google non sono ancora note. Ufficialmente Google nella sua Google Cloud Status Dashboard riporta che ci sono delle “Congestioni di rete” nella parte Est degli USA, affermazione piuttosto curiosa dato che Google come sappiamo non è l’ultimo degli internet service provider, ma ha banda di proporzioni davvero notevoli per potersi “congestionare” così su due piedi.
Tuttavia in rete e sopratutto su Twitter c’è chi già ipotizza un attacco hacker verso Google come ritorsione da parte della Cina dopo che Google ha bannato Huawei dal poter continuare a collaborare nella vendita di Android notizia piuttosto gettonata delle ultime settimane.
Certo letta in quest’ottica potrebbe essere solo ed esclusivamente una considerazione complottista senza alcun riscontro pratico, ma tuttavia potrebbe anche non essere sbagliata visti i motivi sopra descritti riguardo questa fantomatica congestione di rete. Per ora alle ore 1:57 Italiane rimaniamo col beneficio del dubbio certi di poter aggiornare questo articolo nella mattinata di domani.
Nessuno sarà mai licenziato per aver scelto Google Cloud.
Sebbene un down del genere possa provocare danni per centinaia di milioni di dollari all’ora è chiaro che a livello manageriale scegliere un grossissimo player significa ciò che in gergo tecnico si chiama fare la scelta del mercato. Ovvero, scegliere la soluzione che il mercato avrebbe scelto riponendo in essa la più totale fiducia. In parole povere nessun amministratore di una società potrà in alcun modo essere incolpato di aver scelto un partner come Google sebbene quel down possa aver costato cifre considerevoli.
Diversamente qualora un amministratore avesse scelto un player più di modeste dimensioni, avrebbe rischiato di dover giustificare la sua scelta e le conseguenze della sua scelte diverse da quelle del mercato.
Per intenderci con un esempio pratico, un down di 30 minuti da parte della nostra azienda sarebbe percepito ai vertici di una grande compagnia come più grave di un down di 4 ore di una grande company come Google, Amazon o Microsoft.
Proprio a rigor di ciò le big company continuano a fare le scelte del mercato, sebbene sia sempre più chiaro che il Cloud non è la panacea di tutti i mali, le reti di questi grossi player sono comunque sensibili a problemi tecnici e l’uptime al 100% non esiste e forse non esisterà mai.