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Introduzione
Chi proviene dal mondo MySQL o MariaDB conosce bene l’importanza di un DBMS relazionale (RDBMS) nella gestione dei dati di applicazioni web e sistemi aziendali. Tuttavia, nel panorama dei database open source, oltre a MySQL e ai suoi fork, esiste un’altra soluzione che negli anni ha guadagnato sempre più rilevanza: PostgreSQL.
PostgreSQL non è solo un’alternativa, ma un vero e proprio punto di riferimento per chi cerca solidità, aderenza agli standard SQL, capacità avanzate di estensione e un livello enterprise che spesso viene accostato a sistemi come Oracle Database.
In questo articolo esploreremo la sua storia, le tappe dell’evoluzione, lo stato attuale, i vantaggi rispetto a MySQL e MariaDB, il modello di licenza, e infine il suo posizionamento come competitor diretto di database commerciali di fascia alta.
Dalle origini accademiche al progetto open source
La storia di PostgreSQL affonda le sue radici negli anni ’80 all’Università della California, Berkeley, un contesto che ha dato i natali a diversi progetti fondamentali per l’informatica moderna. In quegli anni, il professor Michael Stonebraker e il suo team di ricerca erano impegnati a esplorare nuove frontiere per i sistemi di gestione dei dati, in un periodo in cui il concetto stesso di database relazionale stava uscendo dall’ambito puramente teorico per diventare una tecnologia pratica e utilizzata in ambito accademico e industriale.
Prima ancora della nascita di PostgreSQL, a Berkeley vide la luce Ingres, uno dei primi DBMS relazionali completi. Ingres fu un progetto pionieristico che introdusse innovazioni concettuali decisive e che, oltre a fornire un ambiente sperimentale per il mondo accademico, divenne il punto di riferimento per molte aziende. Non a caso, diversi dialetti SQL e prodotti successivi si ispirarono direttamente a Ingres, rendendolo una vera e propria pietra miliare.
Tuttavia, con il tempo emersero i limiti architetturali di Ingres, soprattutto nel trattare tipi di dati non tradizionali e nel rispondere alle nuove esigenze di applicazioni sempre più complesse. Per affrontare queste sfide, Stonebraker avviò un nuovo progetto denominato POSTGRES (letteralmente “Post-Ingres”), concepito per rappresentare un’evoluzione naturale e superare le barriere tecnologiche del predecessore.
Il nuovo DBMS era caratterizzato da obiettivi ambiziosi e da un approccio fortemente sperimentale. I punti chiave del progetto POSTGRES erano:
- Supporto a tipi di dato complessi, ben oltre i semplici interi e stringhe gestiti dai database relazionali tradizionali.
- Estendibilità del modello relazionale, così da permettere l’aggiunta di nuovi operatori, funzioni e persino tipologie di dato definite dall’utente.
- Gestione avanzata di transazioni e vincoli, con l’obiettivo di garantire maggiore robustezza, affidabilità e precisione nella conservazione dei dati.
POSTGRES venne rilasciato per la prima volta alla comunità accademica nel 1989, e nei successivi anni continuò a evolversi e a diffondersi tra ricercatori e sviluppatori. L’idea di fondo era quella di fornire un laboratorio vivo per lo studio dei database, mantenendo al tempo stesso un approccio concreto che permettesse di impiegare il software in applicazioni reali.
Un punto di svolta arrivò nel 1994, quando il progetto abbandonò il linguaggio di interrogazione originario, PostQUEL, in favore di SQL, che stava diventando lo standard di riferimento a livello internazionale. Questo passaggio segnò l’inizio della vera e propria adozione del progetto al di fuori dell’ambito puramente accademico, perché rese POSTGRES compatibile con un linguaggio ormai familiare a professionisti e aziende.
Il rilascio della nuova versione prese il nome di Postgres95, un chiaro riferimento sia al predecessore, sia alla volontà di aprire il progetto a un pubblico più ampio. La scelta di distribuire il software come open source rappresentò un altro elemento determinante: per la prima volta, sviluppatori indipendenti e aziende di tutto il mondo poterono accedere al codice, contribuire al suo miglioramento e adattarlo a scenari specifici.
Pochi anni dopo, nel 1996, con il supporto SQL ormai consolidato, il progetto assunse il nome definitivo di PostgreSQL. Il nuovo nome conservava il legame con l’eredità di Postgres, ma sottolineava anche la piena adesione allo standard SQL.
Da quel momento, PostgreSQL ha intrapreso un percorso di crescita costante, guidato da una community attiva e supportato da sviluppatori e realtà aziendali che hanno creduto nella sua evoluzione. Questa sinergia ha permesso al progetto di trasformarsi, nel tempo, da iniziativa universitaria a pilastro riconosciuto nel mondo dei database relazionali open source.
Evoluzione nel tempo
La storia di PostgreSQL non è stata una corsa improvvisa verso la popolarità, ma piuttosto un percorso graduale, fatto di continui miglioramenti e di un’attenzione costante alla stabilità e all’innovazione. Ogni fase ha contribuito a consolidarne la reputazione, fino a farlo diventare oggi uno dei pilastri dell’ecosistema dei database relazionali.
Anni 2000: la solidità al centro
Nei primi anni 2000, PostgreSQL si concentrò soprattutto su due fronti: stabilità e performance. La comunità di sviluppo introdusse il Write-Ahead Logging (WAL), una tecnologia che garantiva maggiore sicurezza dei dati in caso di crash o interruzioni improvvise. Questa innovazione rafforzò enormemente la percezione di PostgreSQL come sistema affidabile in produzione, capace di competere con soluzioni commerciali.
In questa fase si gettarono anche le basi per funzionalità che sarebbero diventate indispensabili negli anni successivi, come il miglioramento del sistema di indicizzazione e la gestione delle transazioni in scenari complessi.
2005 – 2010: l’era delle feature enterprise
Nella seconda metà degli anni 2000, PostgreSQL iniziò a incorporare funzionalità tipicamente associate ai database di livello enterprise. Tra le innovazioni di spicco troviamo il Point-In-Time Recovery (PITR), che consentiva di ripristinare il database a un punto preciso nel tempo, fondamentale per ambienti critici.
Un altro passo importante fu l’introduzione delle tabelle partizionate, che permisero di gestire dataset sempre più grandi senza perdere efficienza. Anche l’indicizzazione venne migliorata in modo significativo, con l’arrivo di nuovi algoritmi e metodi di ricerca che resero le query più veloci e scalabili.
Grazie a queste novità, PostgreSQL smise di essere visto soltanto come una soluzione “accademica” o “open source” e iniziò ad attirare l’attenzione di aziende che fino a quel momento avevano puntato esclusivamente su prodotti commerciali.
2010 – 2015: l’espansione tramite estensioni
Il quinquennio successivo fu caratterizzato da un’enorme spinta verso la modularità e l’estendibilità. PostgreSQL si trasformò progressivamente in una piattaforma capace di adattarsi a diversi scenari d’uso, grazie alla possibilità di aggiungere estensioni.
In questi anni nacquero componenti che oggi sono considerati veri e propri pilastri dell’ecosistema PostgreSQL. Uno su tutti: PostGIS, l’estensione che trasformò il database in un sistema di riferimento per la gestione di dati geografici (GIS). Parallelamente, venne introdotto il Full-Text Search, che permise di implementare funzionalità di ricerca testuale avanzata senza dover ricorrere a soluzioni esterne.
Questa fase sancì la versatilità di PostgreSQL: non più soltanto un RDBMS tradizionale, ma una piattaforma in grado di evolvere a seconda delle necessità di sviluppatori e aziende.
Dal 2016 a oggi: il database per il cloud e le architetture distribuite
Negli ultimi anni, PostgreSQL ha compiuto il salto definitivo verso il mondo moderno delle applicazioni distribuite e dei servizi cloud. Il progetto ha adottato un ciclo di rilascio regolare, con una nuova major release ogni anno. Questo approccio, prevedibile e ben documentato, ha dato alle aziende la possibilità di pianificare con sicurezza gli aggiornamenti, riducendo i rischi legati all’adozione.
Tra le innovazioni più significative di questa fase troviamo:
- Parallel query, che sfrutta più core per velocizzare l’elaborazione.
- Replica logica, utile per migrazioni e scenari di alta disponibilità.
- JSONB, che ha portato PostgreSQL a competere anche con database NoSQL, offrendo flessibilità senza sacrificare le garanzie relazionali.
- Un sistema MVCC (Multi-Version Concurrency Control) sempre più raffinato, che consente di gestire migliaia di transazioni concorrenti in maniera efficiente.
Grazie a queste caratteristiche, PostgreSQL è oggi riconosciuto non solo come un DBMS solido, ma come una scelta strategica per ambienti cloud-native, applicazioni su larga scala e contesti distribuiti.
Lo stato attuale
Al 2025, PostgreSQL è unanimemente considerato il DBMS open source più avanzato al mondo, capace di competere non solo con le soluzioni open source come MySQL e MariaDB, ma anche con i colossi commerciali come Oracle Database e Microsoft SQL Server. La sua diffusione non è più limitata a startup tecnologiche o a progetti accademici: oggi è impiegato da banche, enti governativi, grandi piattaforme web e provider cloud, a dimostrazione della sua maturità e affidabilità.
I fattori che ne decretano il successo possono essere sintetizzati in alcuni pilastri fondamentali.
Compliance con lo standard SQL
PostgreSQL si distingue per essere uno dei database più fedeli agli standard SQL internazionali. Questa caratteristica riduce al minimo i problemi di portabilità del codice e permette agli sviluppatori di scrivere query e procedure con la certezza che siano compatibili con le regole del linguaggio. Per chi proviene da MySQL, questo rigore può inizialmente sembrare eccessivo, ma a lungo termine garantisce un ambiente più coerente, che evita “scorciatoie” sintattiche e limita le ambiguità.
Estendibilità e flessibilità
Una delle qualità più apprezzate di PostgreSQL è la sua architettura estendibile. Gli utenti non si limitano a sfruttare ciò che è già incluso nel core, ma possono definire nuovi tipi di dato, indici personalizzati, linguaggi procedurali o funzioni. Questa filosofia ha reso PostgreSQL una piattaforma aperta a innovazioni continue, dove ogni esigenza può essere soddisfatta tramite estensioni senza dover attendere modifiche ufficiali al core del sistema.
Una ricchezza di feature senza rivali
PostgreSQL offre oggi un ventaglio di funzionalità che copre tanto il mondo relazionale quanto scenari ibridi. Alcuni esempi significativi:
- JSON e JSONB: strumenti che permettono di trattare documenti semi-strutturati, rendendo PostgreSQL un vero competitor dei database NoSQL.
- CTE (Common Table Expressions) ricorsivi, utilissimi per query complesse e strutture gerarchiche.
- Viste materializzate, che consentono di salvare e riutilizzare il risultato di query complesse, ottimizzando le prestazioni.
- Indici avanzati come GIN e GiST, fondamentali per ricerche testuali, dati geografici e full-text search.
- Partizionamento nativo e gestione efficiente di tabelle di grandi dimensioni.
- Transazioni distribuite e robusto supporto al modello ACID.
Questa ricchezza rende PostgreSQL una scelta adatta non solo per applicazioni web tradizionali, ma anche per progetti complessi che richiedono analisi, ricerca avanzata e gestione di dati non convenzionali.
Una community vibrante e un supporto professionale
La community internazionale che sostiene PostgreSQL è una delle più attive e collaborative nell’ambito open source. Gli sviluppatori contribuiscono costantemente con patch, documentazione e nuove estensioni, garantendo un’evoluzione rapida e sicura. Accanto alla community, si collocano realtà come EDB (EnterpriseDB), che offrono versioni ottimizzate, strumenti di migrazione e supporto enterprise per le aziende che necessitano di garanzie contrattuali e SLA. Questo equilibrio tra community e aziende ha creato un ecosistema sano, capace di soddisfare sia il mondo open source sia i contesti corporate.
Disponibilità nel cloud e adozione globale
Uno dei segnali più evidenti della maturità di PostgreSQL è la sua onnipresenza nei servizi cloud. Tutti i principali provider – AWS, Microsoft Azure, Google Cloud – offrono PostgreSQL come servizio gestito, con compatibilità totale e pieno supporto alle sue estensioni. Esistono anche varianti ottimizzate come Amazon Aurora PostgreSQL o soluzioni di terze parti che scalano orizzontalmente PostgreSQL per scenari distribuiti. Questa disponibilità ha accelerato ulteriormente l’adozione, rendendolo il database preferito per chi sviluppa applicazioni cloud-native.
PostgreSQL vs MySQL/MariaDB
Chi arriva da MySQL si accorge subito che PostgreSQL è stato concepito con una filosofia diversa. Se MySQL è nato per semplicità e immediatezza – un database leggero, veloce e facile da usare per applicazioni web – PostgreSQL ha sempre puntato alla piena conformità agli standard, alla solidità transazionale e alla ricchezza di funzionalità avanzate. Questo approccio si riflette in una serie di differenze sostanziali.
1. Aderenza agli standard SQL
MySQL è celebre per alcune deviazioni dagli standard SQL, tollerate in nome della facilità d’uso. Un esempio noto è la gestione “elastica” di GROUP BY
, che permette query formalmente scorrette dal punto di vista SQL ma che producono comunque un risultato. Allo stesso modo, il trattamento dei valori NULL
ha delle particolarità che possono sorprendere chi si aspetta un comportamento rigorosamente conforme.
PostgreSQL, al contrario, adotta un approccio molto più rigoroso e pedissequo agli standard internazionali. Questo comporta un po’ più di disciplina per lo sviluppatore, ma garantisce portabilità del codice e riduce la probabilità di comportamenti ambigui. In altre parole, PostgreSQL costringe a scrivere SQL “come si deve”, il che si rivela un vantaggio nei progetti complessi e di lunga durata.
2. Modello di storage e motori
Un’altra differenza significativa riguarda l’architettura del motore di storage. In MySQL esistono più storage engine (InnoDB, MyISAM, Memory, ecc.), ognuno con i propri punti di forza e limiti. Questa flessibilità storicamente è stata utile, ma ha generato anche frammentazione: non tutte le feature sono disponibili in tutti i motori, e alcune applicazioni hanno dovuto fare compromessi.
PostgreSQL, invece, utilizza un unico motore nativo che integra tutte le funzionalità principali. Questo approccio elimina la necessità di scegliere tra compromessi e garantisce un comportamento uniforme. Inoltre, pur essendo basato su un core unico, PostgreSQL consente estendibilità tramite indici personalizzati o estensioni, con un equilibrio migliore tra coerenza interna e flessibilità.
3. MVCC (Multi-Version Concurrency Control)
Entrambi i database supportano MVCC, ma l’implementazione in PostgreSQL è generalmente considerata più completa ed efficiente. Grazie a MVCC, PostgreSQL riesce a garantire transazioni realmente isolate, minimizzando i lock pesanti e permettendo a più utenti di lavorare contemporaneamente senza conflitti. In MySQL (con InnoDB), il modello di concorrenza è valido ma in alcuni casi si affida a lock più restrittivi, che possono impattare le prestazioni in scenari con elevata concorrenza. In PostgreSQL, la gestione delle versioni multiple è nativa e molto più fine, rendendolo adatto a contesti con migliaia di transazioni simultanee.
4. Feature avanzate
Se MySQL è nato con un focus sulla semplicità, PostgreSQL ha sempre puntato a fornire un set di strumenti avanzati per query complesse e scenari non banali. Alcune funzionalità disponibili nativamente in PostgreSQL – e che in MySQL/MariaDB sono arrivate tardi o con minore maturità – includono:
- CTE (Common Table Expressions) ricorsivi, utili per gestire dati gerarchici.
- Window functions, fondamentali per calcoli analitici e reportistica.
- Viste materializzate, per ottimizzare query complesse ripetute.
- Tipi di dato evoluti come UUID, JSONB, array e range.
- Estensioni: da PostGIS per i dati geografici a TimescaleDB per le serie temporali.
In MySQL, alcune di queste feature sono state introdotte negli ultimi anni, ma la loro maturità e l’integrazione complessiva non raggiungono ancora il livello di PostgreSQL.
5. Replica e scalabilità
Sul fronte della replica, MariaDB ha portato innovazioni interessanti come Galera Cluster, che permette la replica multi-master in tempo reale. Tuttavia, PostgreSQL ha sviluppato un ecosistema estremamente robusto:
- Replica fisica per scenari di alta disponibilità.
- Replica logica per casi d’uso più complessi, come migrazioni o sincronizzazioni selettive.
- Soluzioni come Patroni, che semplificano la gestione di cluster HA.
- Estensioni come Citus, che trasformano PostgreSQL in un database distribuito e scalabile orizzontalmente.
In altre parole, PostgreSQL non si limita a fornire strumenti di replica, ma mette a disposizione una gamma completa di soluzioni che coprono dal failover automatico allo sharding su larga scala.
6. Ecosistema e tooling
MySQL ha beneficiato per anni di un ecosistema più maturo, grazie alla sua diffusione massiva e al supporto di aziende come Oracle e MariaDB Corporation. Strumenti come phpMyAdmin hanno reso semplice la vita agli sviluppatori web.
Oggi, però, PostgreSQL vanta un ecosistema altrettanto solido e in rapida crescita. Strumenti come pgAdmin forniscono un’interfaccia completa di gestione, mentre il mondo DevOps ha sposato PostgreSQL grazie al supporto nativo in Kubernetes, Helm Chart, operatori specifici e integrazioni con sistemi di monitoring come Prometheus. Inoltre, l’universo delle estensioni amplia notevolmente le possibilità, rendendo PostgreSQL un ambiente più dinamico e modulare rispetto a MySQL.
PostgreSQL vs Oracle Database
Uno degli aspetti più interessanti dello sviluppo di PostgreSQL è la sua capacità di essere percepito come un competitor diretto di Oracle Database, un colosso storico del settore dei database relazionali. Se MySQL e MariaDB hanno guadagnato terreno nel mondo web e nelle applicazioni più leggere, PostgreSQL si è invece affermato come alternativa enterprise, adatta a sostituire Oracle in numerosi scenari mission-critical.
Feature avanzate comuni
Molti dei punti di forza di Oracle si ritrovano oggi anche in PostgreSQL, grazie a un’evoluzione costante:
- Transazioni ACID robuste: entrambe le piattaforme garantiscono consistenza e affidabilità anche in scenari ad alta concorrenza.
- Partizionamento delle tabelle: disponibile in Oracle da molto tempo, ora nativamente supportato e ottimizzato anche in PostgreSQL.
- Stored procedure e linguaggi procedurali: Oracle si è sempre distinto per PL/SQL, mentre PostgreSQL offre PL/pgSQL, un linguaggio potente e familiare per chi viene dall’ecosistema Oracle.
- Controllo granulare delle autorizzazioni: entrambi consentono di gestire ruoli, privilegi e sicurezza a livello enterprise.
- Ottimizzatore di query avanzato: PostgreSQL, come Oracle, è in grado di generare piani di esecuzione sofisticati e di sfruttare al meglio indici e parallelismo.
Dove Oracle resta avanti
Oracle, forte di decenni di sviluppo e di un ecosistema estremamente ampio, conserva vantaggi in alcuni scenari particolarmente complessi:
- Gestione di carichi estremi su larga scala (data warehouse con petabyte di dati).
- Strumenti integrati di monitoring e tuning molto avanzati, parte dell’offerta enterprise.
- Funzionalità verticali proprietarie per settori specifici (ad esempio applicazioni bancarie o telecomunicazioni).
- Supporto ufficiale con SLA rigorosi: essendo un prodotto commerciale, Oracle garantisce contrattualmente livelli di servizio che per molte aziende sono ancora irrinunciabili.
Dove PostgreSQL si distingue
Nonostante Oracle mantenga alcune aree di superiorità, PostgreSQL si è ritagliato uno spazio sempre più ampio grazie a una serie di vantaggi pratici:
- Licenza libera: PostgreSQL è gratuito e open source. Questo riduce drasticamente i costi rispetto alle onerose licenze Oracle.
- Estendibilità: la possibilità di creare tipi di dato personalizzati ed estensioni rende PostgreSQL più flessibile di Oracle in certi contesti.
- JSONB e dati ibridi: PostgreSQL ha integrato in modo nativo funzionalità NoSQL-like, mentre Oracle ha introdotto supporto simile più tardi e in modalità meno naturale.
- Community globale: oltre al supporto commerciale di aziende come EDB, PostgreSQL beneficia di una community ampia e collaborativa, che porta innovazioni continue senza vincoli proprietari.
- Adozione nel cloud: PostgreSQL è disponibile come servizio gestito su tutti i principali provider (AWS, Azure, Google Cloud), mentre Oracle Cloud resta più di nicchia.
La migrazione da Oracle a PostgreSQL
Negli ultimi anni, sempre più aziende hanno intrapreso progetti di migrazione da Oracle a PostgreSQL. Le motivazioni principali sono:
- Riduzione dei costi: abbandonare le licenze Oracle significa risparmiare milioni di euro all’anno in organizzazioni di grandi dimensioni.
- Indipendenza da vendor: PostgreSQL non è controllato da un’unica azienda, riducendo il rischio di lock-in.
- Compatibilità con PL/pgSQL: la somiglianza con PL/SQL semplifica la transizione di applicazioni e logiche di business.
- Strumenti dedicati: esistono toolkit come Ora2Pg che facilitano la conversione di schema e codice da Oracle a PostgreSQL.
Molte organizzazioni che hanno fatto questo passaggio testimoniano che, una volta superata la fase di migrazione, PostgreSQL offre prestazioni e affidabilità pienamente comparabili a Oracle, con il vantaggio della flessibilità open source.
Modello di licenza
Uno degli aspetti che più ha favorito l’adozione di PostgreSQL è il suo modello di licenza. A differenza di altri DBMS, infatti, PostgreSQL utilizza la PostgreSQL License, una licenza open source molto permissiva e simile alla licenza BSD.
Caratteristiche principali della PostgreSQL License
- Uso libero: chiunque può scaricare, installare e utilizzare PostgreSQL senza alcun costo di licenza.
- Modifica e ridistribuzione: è possibile modificare il codice sorgente e distribuirne versioni personalizzate, anche in prodotti commerciali, senza obbligo di rilasciare i cambiamenti al pubblico.
- Assenza di copyleft: a differenza di licenze come la GPL, la PostgreSQL License non obbliga a rendere open source il software derivato. Questo la rende estremamente appetibile in contesti aziendali, dove spesso si vogliono mantenere riservate personalizzazioni o estensioni interne.
In altre parole, PostgreSQL offre la massima libertà: lo si può utilizzare tanto per un progetto personale quanto per una soluzione enterprise distribuita a migliaia di clienti, senza mai dover pagare royalties o preoccuparsi di restrizioni.
Confronto con MySQL/MariaDB (GPL)
MySQL (oggi di proprietà Oracle) e MariaDB utilizzano principalmente la licenza GPL (General Public License). Questa è una licenza open source, ma con una filosofia differente rispetto a quella di PostgreSQL:
- La GPL è una licenza copyleft: se distribuisci un software derivato che incorpora codice GPL, sei obbligato a rilasciare anche il tuo codice sorgente con la stessa licenza.
- In pratica, questo significa che per sviluppare applicazioni commerciali basate su MySQL, molte aziende preferiscono sottoscrivere una doppia licenza (tipicamente quella commerciale offerta da Oracle per MySQL Enterprise), così da evitare i vincoli della GPL.
Questo approccio ha spesso generato confusione e costi aggiuntivi. PostgreSQL, invece, con la sua licenza permissiva, elimina alla radice queste problematiche, rendendo più semplice e trasparente l’adozione.
Confronto con Oracle Database (licenze commerciali)
La situazione è completamente diversa nel mondo Oracle Database. Qui non si parla di open source: Oracle è un prodotto commerciale a tutti gli effetti, con un modello di licenza basato su sottoscrizioni annuali o perpetue e spesso molto costoso.
- Le licenze Oracle si calcolano in base al numero di core, utenti o istanze, e possono facilmente raggiungere cifre di milioni di euro per grandi organizzazioni.
- A queste si aggiungono i costi di manutenzione e supporto, che in molti casi sono obbligatori per ricevere aggiornamenti e patch di sicurezza.
- Inoltre, l’ecosistema Oracle è fortemente chiuso: non esiste libertà di modificare il codice o creare varianti personalizzate.
In questo scenario, PostgreSQL rappresenta un’alternativa rivoluzionaria: offre molte delle stesse funzionalità avanzate di Oracle, ma con una licenza che non solo è gratuita, ma permette anche la massima autonomia.
Un vantaggio competitivo strategico
Per molte aziende, la licenza PostgreSQL è diventata un vantaggio competitivo:
- consente di abbattere drasticamente i costi,
- elimina il rischio di vendor lock-in,
- permette di sviluppare soluzioni personalizzate senza obblighi di condivisione.
Questi elementi hanno fatto sì che PostgreSQL venisse scelto non solo da startup e sviluppatori indipendenti, ma anche da banche, enti governativi e multinazionali, che hanno visto nella sua licenza un’occasione per un’adozione strategica di lungo periodo.
I vantaggi concreti di PostgreSQL
A questo punto diventa chiaro perché PostgreSQL sia considerato, da molti, la scelta più solida tra i DBMS open source. Ma quali sono i vantaggi concreti che fanno davvero la differenza nella vita di tutti i giorni di uno sviluppatore o di un amministratore di sistema?
1. Conformità agli standard SQL
Per chi arriva da MySQL, PostgreSQL può sembrare inizialmente più “rigido”: non tollera query scorrette e obbliga a rispettare la sintassi SQL in maniera precisa. Questo rigore, tuttavia, si traduce in maggiore coerenza e portabilità del codice. Se un domani dovessi spostare le tue applicazioni su un altro RDBMS conforme agli standard, troveresti meno problemi. In scenari complessi, questa aderenza riduce il rischio di bug silenziosi e comportamenti inattesi.
2. Ricchezza di funzionalità out-of-the-box
PostgreSQL offre nativamente strumenti che in MySQL/MariaDB richiedono spesso workaround o plugin di terze parti. Esempi pratici:
- Con PostgreSQL puoi usare window functions per calcolare medie mobili, classifiche o percentuali cumulative in una sola query.
- Puoi sfruttare CTE ricorsivi per navigare strutture gerarchiche come categorie, alberi genealogici o menu di navigazione.
- Puoi creare viste materializzate per ottimizzare query pesanti, cosa che in MySQL richiede soluzioni manuali.
Tutto questo è integrato e maturo, senza bisogno di patch o estensioni esterne.
3. Gestione avanzata della concorrenza (MVCC)
Chi ha gestito applicazioni ad alto traffico su MySQL sa bene cosa significhi scontrarsi con lock pesanti che rallentano l’intero sistema. PostgreSQL, grazie al suo modello MVCC, permette a migliaia di transazioni di convivere senza blocchi significativi, offrendo una scalabilità naturale in ambienti multiutente. Per un e-commerce o una piattaforma SaaS con migliaia di clienti, questa caratteristica fa la differenza tra un sistema fluido e uno che “si pianta” sotto carico.
4. Tipi di dato evoluti e JSONB
PostgreSQL va oltre le tipiche colonne numeriche e testuali. Supporta nativamente array, intervalli, UUID e, soprattutto, JSONB, una rappresentazione binaria di JSON che consente ricerche e indicizzazioni efficienti. Questo significa che puoi avere, nello stesso database, dati relazionali tradizionali e dati semi-strutturati, senza dover ricorrere a un database NoSQL separato. Ad esempio:
- Puoi salvare schede prodotto in formato JSON e, al tempo stesso, mantenere le relazioni classiche con categorie e ordini.
- Puoi indicizzare attributi annidati nei documenti JSONB e interrogarli con prestazioni elevate.
Per chi è abituato a MySQL, dove JSON è supportato ma con limitazioni, questa è una vera rivoluzione.
5. Partizionamento e parallel query
In PostgreSQL il partizionamento è gestito in maniera nativa e sempre più ottimizzata. Questo permette di distribuire tabelle enormi su più partizioni e migliorare drasticamente le prestazioni. Allo stesso tempo, il supporto alle parallel query consente di sfruttare appieno i server multi-core: una singola query può essere spezzata e processata in parallelo, riducendo i tempi di risposta anche su dataset enormi.
6. Un ecosistema estendibile e modulare
PostgreSQL non è solo un database: è una piattaforma estendibile. Grazie alle estensioni puoi trasformarlo in un GIS (con PostGIS), in un database per serie temporali (con TimescaleDB) o in un sistema distribuito (con Citus). In pratica, non sei vincolato a ciò che il core offre: puoi costruire un database “su misura” per il tuo progetto, cosa che in MySQL/MariaDB è molto più limitata.
7. Licenza permissiva e libertà totale
Dal punto di vista legale e commerciale, PostgreSQL offre un vantaggio enorme: la sua licenza permissiva ti libera da vincoli di copyleft e da costi di licenza. Puoi integrare PostgreSQL in un prodotto proprietario, ridistribuirlo, modificarlo e non sei mai obbligato a condividere il codice sorgente. Questo lo rende ideale non solo per startup, ma anche per grandi aziende che devono garantire compliance legale e risparmio economico.
8. Supporto nel cloud e nel DevOps
PostgreSQL è ormai standard de facto nel cloud. Lo trovi come servizio gestito in AWS, Azure e Google Cloud, e viene supportato nativamente da strumenti DevOps come Kubernetes, Helm e Terraform. Questo significa che puoi lanciare un cluster PostgreSQL in pochi minuti, con la sicurezza che il tuo stack sarà compatibile con le best practice moderne.
PostgreSQL come piattaforma
Una delle qualità che più distingue PostgreSQL dagli altri DBMS open source è la sua natura di piattaforma estendibile. Non è solo un database relazionale, ma un vero e proprio ecosistema modulare, che può essere adattato a scenari molto diversi grazie al sistema di estensioni.
Questa filosofia ha reso PostgreSQL un “coltellino svizzero” dei dati: lo stesso motore può servire per applicazioni web tradizionali, per sistemi geografici, per la gestione di serie temporali o persino come database distribuito su larga scala.
Vediamo alcuni esempi emblematici.
PostGIS: PostgreSQL per i dati geografici
PostGIS è probabilmente l’estensione più famosa e utilizzata. Trasforma PostgreSQL in un database geografico di riferimento (GIS), capace di gestire dati spaziali con precisione millimetrica.
Con PostGIS puoi:
- Salvare geometrie complesse come punti, linee e poligoni.
- Effettuare query spaziali (ad esempio: “trova tutti i ristoranti nel raggio di 2 km da questa posizione”).
- Eseguire operazioni geografiche avanzate come l’intersezione di aree, la distanza tra coordinate GPS o la proiezione cartografica.
Non a caso, PostGIS è lo standard de facto per enti pubblici, piattaforme di mappe, applicazioni di logistica e progetti ambientali. Un esempio concreto: gran parte delle applicazioni che usano dati OpenStreetMap fanno affidamento su PostgreSQL con PostGIS.
Citus: PostgreSQL come database distribuito
Se la sfida è la scalabilità orizzontale, entra in gioco Citus. Questa estensione consente di trasformare PostgreSQL in un database distribuito, capace di suddividere i dati tra più nodi (sharding) e di gestire query parallele su larga scala.
Con Citus:
- Puoi distribuire enormi dataset su più server senza cambiare l’architettura applicativa.
- Le query SQL vengono automaticamente parallelizzate e aggregate dai nodi.
- Si ottiene un database che cresce “a misura di business”, senza i limiti tipici di un singolo nodo.
Citus è particolarmente apprezzato da chi sviluppa applicazioni SaaS o piattaforme con milioni di utenti, perché permette di scalare senza dover abbandonare PostgreSQL né riscrivere la logica del database.
TimescaleDB: PostgreSQL per le serie temporali
Un altro esempio di come PostgreSQL sia diventato una piattaforma polivalente è TimescaleDB, un’estensione pensata per la gestione delle serie temporali.
Le serie temporali sono fondamentali in scenari come:
- monitoraggio delle performance di sistemi IT,
- raccolta di metriche IoT,
- analisi di dati finanziari in tempo reale,
- gestione di sensori industriali.
TimescaleDB sfrutta il motore PostgreSQL per offrire funzionalità tipiche dei database time-series: compressione dei dati, query ottimizzate per range temporali, retention automatica. A differenza dei database specializzati come InfluxDB, però, mantiene la piena potenza di SQL e l’integrazione con l’ecosistema PostgreSQL.
Altre estensioni e casi d’uso
Oltre a PostGIS, Citus e TimescaleDB, l’ecosistema PostgreSQL offre una gamma vastissima di estensioni:
- pgRouting, per il calcolo di percorsi su reti stradali o grafi.
- pg_partman, per la gestione avanzata del partizionamento.
- PLV8, che permette di scrivere funzioni direttamente in JavaScript.
- pg_stat_statements, indispensabile per il monitoring e l’ottimizzazione delle query.
Questa modularità rende PostgreSQL una piattaforma universale: non sei vincolato a un modello fisso, ma puoi personalizzarlo in base alle esigenze. In questo, PostgreSQL supera sia MySQL (che ha un ecosistema più limitato), sia molti database commerciali, che legano le funzionalità a licenze costose.
PostgreSQL come “colonna portante” dei moderni ecosistemi dati
In definitiva, la possibilità di estendere PostgreSQL lo ha trasformato da “semplice RDBMS” a foundation layer per applicazioni moderne. Invece di affiancare un database NoSQL, uno GIS e uno time-series, molte aziende scelgono di costruire tutto su PostgreSQL, centralizzando i dati e semplificando l’infrastruttura.
Questo approccio non solo riduce i costi di gestione, ma migliora anche la consistenza e la sicurezza, perché tutti i dati – relazionali, geografici, temporali o distribuiti – convivono nello stesso ecosistema, con la stessa logica di transazioni, backup e permessi.
Conclusione
La storia di PostgreSQL è un esempio straordinario di come un progetto nato in ambito accademico, pensato inizialmente come esperimento per superare i limiti dei primi RDBMS, sia riuscito a trasformarsi in una delle tecnologie più solide e rispettate del mondo enterprise.
Oggi, nel 2025, PostgreSQL non è più soltanto un “database alternativo” a MySQL o MariaDB. È un punto di riferimento nel panorama dei sistemi di gestione dati, capace di combinare:
- la solidità relazionale di un RDBMS classico,
- la flessibilità NoSQL-like grazie a JSONB,
- la scalabilità distribuita tramite estensioni come Citus,
- la potenza analitica garantita da window functions, viste materializzate e CTE,
- e la versatilità modulare offerta da un ecosistema di estensioni che lo rende una piattaforma a sé stante.
Per chi proviene dal mondo MySQL, PostgreSQL può sembrare inizialmente più rigoroso e meno permissivo. Ma è proprio questa sua coerenza a renderlo la scelta migliore per progetti che devono durare nel tempo, evitare ambiguità e garantire performance costanti anche in scenari complessi. Dove MySQL ha puntato sulla semplicità, PostgreSQL ha investito su robustezza e aderenza agli standard.
Per chi guarda invece a Oracle Database, PostgreSQL rappresenta una rivoluzione culturale ed economica: non solo un abbattimento drastico dei costi di licenza, ma anche la libertà di costruire un’infrastruttura dati senza vincoli proprietari. Certo, Oracle resta imbattibile in alcuni contesti ultra-specializzati, ma per la stragrande maggioranza delle applicazioni business PostgreSQL offre tutto ciò che serve, con l’aggiunta del vantaggio di una community viva e di un ecosistema aperto.
Dal punto di vista del licensing, la sua natura open source permissiva lo rende ancora più interessante: PostgreSQL può essere adottato senza timori legali, senza costi nascosti, senza il rischio di vendor lock-in. Questa libertà è uno dei motivi per cui lo vediamo ovunque, dal cloud alle banche, dai sistemi di e-commerce alle applicazioni IoT.
Guardando al futuro, la traiettoria di PostgreSQL appare chiara: ogni anno si arricchisce di nuove funzionalità, rafforza la sua posizione nei servizi gestiti dei grandi provider cloud e diventa sempre più un punto di convergenza per sviluppatori, aziende e pubbliche amministrazioni. Non è un semplice DBMS, è una piattaforma universale per i dati, capace di adattarsi a qualunque scenario.
In definitiva, PostgreSQL è molto più di un’alternativa a MySQL o a Oracle: è la dimostrazione che l’open source, quando sostenuto da una community attiva e da un modello di sviluppo sano, può competere alla pari con i giganti commerciali e, in molti casi, superarli.
Per gli sviluppatori e i system administrator che oggi valutano quale database adottare, la risposta è chiara: PostgreSQL è una scelta sicura, moderna e strategica, adatta a chi vuole costruire applicazioni solide e scalabili, con la certezza di poter crescere senza vincoli e senza costi proibitivi.