Indice dei contenuti dell'articolo:
Introduzione
Come professionisti dell’hosting performance e della sistemistica avanzata, da qualche tempo stiamo assistendo a un fenomeno tanto curioso quanto preoccupante: l’interesse verso le prestazioni dei siti web sembra essersi drasticamente affievolito, persino tra gli addetti ai lavori. Fatta eccezione per i casi più eclatanti — quelli in cui una pagina impiega addirittura cinque secondi a caricarsi — nelle situazioni più “raffinate” sembra quasi che un secondo in più o in meno non faccia differenza.
Se questo atteggiamento può apparire normale in un utente comune o in chi non ha competenze tecniche, diventa invece un campanello d’allarme quando a ragionare così sono agenzie web, sviluppatori e freelance, che pur adottando soluzioni discrete, spesso rinunciano a quelle realmente ottimali. La questione si fa ancora più seria quando tali compromessi riguardano le landing page su cui vengono investiti decine di migliaia di euro in campagne pubblicitarie: qui anche un ritardo di pochi millisecondi può tradursi in una perdita concreta di contatti e vendite.
Con questo articolo vogliamo mostrare, in modo tecnico e super partes, come oggi moltissime agenzie stiano seguendo una strada che non rappresenta affatto la migliore tra quelle disponibili. Lo faremo prendendo come caso di studio Stratego Swat, realtà rinomata e riconosciuta online, consapevoli che non rappresenti un’eccezione nel panorama italiano, bensì una regola: quella di sottovalutare un fattore cruciale come l’hosting.
Chi è Stratego Swat
Stratego Swat è un’agenzia con sede nella Repubblica di San Marino, composta da circa una trentina di professionisti attivi in diverse aree del marketing, della comunicazione e del digital business. Sul loro sito ufficiale (strategoswat.com) si presentano come un team capace di accompagnare aziende e professionisti nella crescita online, offrendo soluzioni integrate che spaziano dalla consulenza strategica alla gestione operativa delle campagne.
Uno dei tratti distintivi di Stratego Swat è la loro forte presenza capillare online: sono estremamente attivi sui principali social network e la loro pubblicità mirata su Instagram è particolarmente frequente e ben riconoscibile, tanto da essere diventata un elemento caratterizzante della loro comunicazione. Questa visibilità non è casuale, ma frutto di un’impostazione chiara e costante guidata direttamente dal fondatore, Giampaolo Antonante, che ha impresso al marchio un tono deciso e fortemente riconoscibile.
L’approccio dichiarato dall’agenzia è quello di una squadra eterogenea, in cui grafici, copywriter, social media manager, esperti di advertising, sviluppatori web e consulenti strategici collaborano in sinergia. Questa multidisciplinarità rappresenta senza dubbio un punto di forza: permette di seguire ogni fase del funnel di marketing, dalla generazione del traffico alla conversione in lead e clienti, garantendo una gestione completa e strutturata delle attività digitali.
Le landing page nel modello di business
Tra i servizi di punta proposti da Stratego Swat troviamo le landing page, a cui l’agenzia dedica una sezione specifica del sito: “Facciamo Landing Page”.
Ma cos’è, in concreto, una landing page? Non si tratta di una semplice pagina web o di un’estensione di un sito istituzionale. Una landing page è una pagina di atterraggio progettata con un unico obiettivo: trasformare il visitatore in lead o cliente. È costruita per eliminare ogni distrazione e guidare l’utente lungo un percorso chiaro, che culmina in una specifica azione: compilare un modulo di contatto, acquistare un prodotto, prenotare un servizio, iscriversi a una newsletter.
La filosofia di Stratego Swat è chiara: la landing page è un ingranaggio fondamentale di una più ampia macchina di marketing. Non nasce come entità isolata, ma come punto di arrivo per il traffico generato da campagne pubblicitarie e attività di comunicazione. Facebook Ads, Google Ads (ex Adsense) e altre piattaforme simili vengono utilizzate dall’agenzia per convogliare un flusso costante di visitatori verso queste pagine studiate per la conversione.
Nella loro comunicazione, Stratego Swat evidenzia con decisione come la landing page non debba essere confusa con un sito vetrina, che spesso ha finalità informative e generiche. La landing page è un asset che vive di obiettivi misurabili, dove il successo si calcola in termini di CTR (click-through rate), lead generati, vendite e prenotazioni effettive. Una visione encomiabile e perfettamente in linea con le best practices del digital marketing, poiché spinge a considerare ogni progetto non come un semplice esercizio grafico, ma come un vero e proprio strumento di business orientato al ritorno sull’investimento (ROI).
Un punto critico: la parte tecnica e l’hosting
Pur riconoscendo il valore delle strategie di advertising e l’efficacia delle landing page come strumento di lead generation, emerge un aspetto che dal nostro punto di vista potrebbe essere migliorato in modo sostanziale: la cura dell’infrastruttura tecnica e delle performance web legate all’hosting.
Le landing page sono infatti strumenti “ad alta intensità”: devono essere veloci, leggere, immediate. Non si tratta soltanto di design o copywriting, ma di prestazioni complessive che Google, da tempo, valuta attraverso parametri specifici come i Core web Vitals (Largest Contentful Paint, First Input Delay, Cumulative Layout Shift).
Questi indicatori, resi noti da Google come fattori di ranking SEO, non sono più un dettaglio per tecnici, ma rappresentano un elemento cruciale che influenza:
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Il posizionamento organico nelle SERP;
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Il costo delle campagne Ads (poiché una landing lenta aumenta il CPC e peggiora il Quality Score);
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Le conversioni dirette, dato che diversi studi indipendenti hanno dimostrato come un miglioramento di pochi decimi di secondo nella velocità di caricamento possa ridurre il tasso di abbandono e incrementare il tasso di conversione.
La percezione del cliente e la realtà tecnica
Va detto che, stando alle testimonianze pubblicate da Stratego Swat sul loro sito e sui canali social, i clienti sono sempre davvero molto soddisfatti dei risultati ottenuti. Le recensioni mettono in risalto il supporto ricevuto, l’impatto delle campagne pubblicitarie e l’efficacia delle landing page in termini di grafica, copywriting e messaggio persuasivo. Non c’è dunque motivo di dubitare della bontà del lavoro svolto sul fronte creativo e strategico.
Tuttavia, è altrettanto vero che il cliente finale difficilmente possiede gli strumenti per analizzare ciò che avviene “dietro le quinte”: non valuta la qualità dell’hosting, la velocità del caricamento su mobile o desktop, né tantomeno la conformità ai parametri dei Core web Vitals. Quello che percepisce è soprattutto l’impatto immediato: il numero di lead generati, l’aumento delle richieste di contatto, l’andamento della campagna rispetto agli investimenti fatti.
Facciamo un esempio pratico:
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Un cliente vede che da una campagna Facebook arrivano 100 contatti in una settimana e considera il risultato positivo.
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Quello che non sa è che, se la landing page avesse tempi di caricamento più rapidi e punteggi migliori su PageSpeed Insights, quegli stessi 100 contatti avrebbero potuto essere 110 o 120, semplicemente perché una parte degli utenti non avrebbe abbandonato la pagina in fase di caricamento.
Questo genera una sorta di asimmetria informativa: il cliente si concentra sul risultato immediato (lead generati), mentre Google e gli strumenti di analisi mettono in evidenza inefficienze che, se risolte, avrebbero un impatto diretto sia sulle conversioni sia sulla SEO.
Proprio in questa distanza percettiva si annida un ampio margine di miglioramento. Se un’agenzia come Stratego Swat affiancasse al lavoro di marketing già ben strutturato anche un’infrastruttura hosting ottimizzata per le performance, i clienti avrebbero un duplice vantaggio:
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Migliori risultati dalle campagne a pagamento, grazie a landing più veloci che riducono il tasso di abbandono e migliorano il Quality Score sugli annunci.
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Crescita organica sul lungo periodo, perché Google premia le pagine che offrono una user experience superiore e rispettano i parametri dei Core web Vitals.
In altre parole, non si tratterebbe solo di fornire landing page “belle e convincenti” su cui investire cospicui budget per l’advertising, ma anche tecnicamente impeccabili, capaci di trasformare la soddisfazione momentanea in un vantaggio competitivo duraturo anche grazie al miglior ranking e posizionamento che un sito che soddisfa i requisiti Google riesce ad ottenere e garantire anche in strategie in cui si intercetta la domanda latente (ovvero si intercetta la domanda diretta nei motori di ricerca), senza essere necessariamente dipendenti da stretegie push che richiede un costante e continuo investimento in termini di display advertising e campagne.
Perché l’hosting fa la differenza
L’hosting non è un semplice “contenitore” per una landing page: è la base che determina se l’utente potrà vivere un’esperienza fluida e se la campagna di marketing raggiungerà i risultati sperati. Una pagina costruita con il miglior design e con un copywriting persuasivo rischia infatti di fallire se il server è lento, se la configurazione non è ottimizzata o se manca un layer di caching adeguato.
È vero che in contesti ideali — come una connessione fibra ottica stabile o un 5G di ultima generazione — certe lacune possono risultare meno percepibili. Tuttavia, la realtà quotidiana di molti utenti è diversa. Pensiamo a una connessione radio come quelle offerte da operatori tipo EOLO in Italia: in giornate piovose o nuvolose, la qualità del segnale cala drasticamente, e anche un sito con carichi non ottimizzati diventa difficilmente fruibile. Lo stesso accade con le connessioni 4G intermittenti, frequenti in aree rurali dell’Appennino o nelle isole, con la Sardegna come esempio emblematico. In questi scenari, ogni inefficienza tecnica si amplifica: un server lento o una pagina mal ottimizzata possono trasformarsi in un ostacolo insormontabile.
Dal punto di vista di Google e degli utenti, una pagina lenta equivale a una cattiva esperienza, e i dati parlano chiaro:
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Il 53% degli utenti mobile abbandona un sito che impiega più di 3 secondi a caricarsi (fonte: Google).
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Un solo secondo in più nel tempo di caricamento può ridurre le conversioni fino al 20%.
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Migliorare le performance tecniche significa invece più fiducia, maggiore interazione e un miglior ritorno sugli investimenti.
Ecco perché l’hosting non è un dettaglio tecnico da ingegneri, ma una scelta strategica di business. Un’infrastruttura veloce, scalabile e resiliente non solo riduce il costo per conversione nelle campagne pubblicitarie e migliora il ranking SEO, ma garantisce anche un’esperienza uniforme a prescindere dalle condizioni di connettività. In altre parole, rende la pagina affidabile non solo per chi naviga da Milano con la fibra a 1 Gbps, ma anche per chi si collega da un piccolo borgo appenninico con una connessione mobile altalenante.
Analisi pratica: i siti testati
Per comprendere meglio il modus operandi di Stratego Swat e valutare l’impatto delle scelte tecniche adottate, abbiamo deciso di effettuare delle misurazioni concrete su alcuni dei siti più rappresentativi che portano la loro firma. L’obiettivo non è quello di mettere in discussione la qualità delle strategie di marketing adottate — che, come visto, risultano apprezzate dai clienti e ben strutturate — bensì di evidenziare un filo conduttore tecnico, legato alle prestazioni web e all’infrastruttura di hosting.
In particolare, abbiamo analizzato i seguenti progetti:
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Il sito ufficiale di Stratego Swat: www.strategoswat.com
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Il sito di LEGGE3, azienda leader dedicata alle soluzioni per sovraindebitamento: www.legge3.it
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Il sito di Sharknet, specializzato in zanzariere e sistemi di protezione: www.shark-net.com
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Il sito di Alter Formazione, che propone corsi di formazione professionale: www.alterformazione.it
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Il sito di Oro Etic, realtà attiva nel settore dell’oreficeria e della gioielleria: www.oroetic.it
Questi siti rappresentano un campione significativo della produzione digitale dell’agenzia, sia per la varietà dei settori coinvolti (formazione, design, consulenza legale, beni di consumo, lusso) sia per la visibilità online che hanno acquisito.
La nostra analisi si è concentrata su alcuni parametri fondamentali:
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Velocità di caricamento, sia su desktop che su mobile;
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Core web Vitals (Largest Contentful Paint, Interaction to Next Paint, Cumulative Layout Shift);
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Stabilità e coerenza dell’infrastruttura (scelte di hosting, caching, compressione, gestione delle risorse);
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Ottimizzazione delle immagini aspetti che incidono direttamente sulla resa percepita dal visitatore.
Questa analisi non ha l’obiettivo di giudicare i contenuti o la creatività dei progetti, quanto piuttosto di verificare se esista un pattern ricorrente nelle scelte tecniche e se vi siano margini concreti di miglioramento in termini di hosting e web performance.
E i risultati preliminari, come vedremo nella prosecuzione di questo articolo, mostrano un quadro chiaro: nonostante la qualità delle campagne e il design curato delle pagine, emergono lacune evidenti sul piano tecnico. Lacune che, pur non compromettendo immediatamente i risultati percepiti dai clienti, potrebbero limitare il potenziale complessivo delle landing page in termini di:
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SEO tecnica, con un impatto sul posizionamento organico;
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Costo delle campagne a pagamento, a causa di punteggi qualità più bassi nelle Ads;
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Esperienza utente e tasso di conversione, specialmente in contesti di connettività debole o instabile.
Allo stesso tempo, questo quadro mette in luce un potenziale enorme di miglioramento: adottando soluzioni di hosting performanti e strategie di ottimizzazione tecnica, il ritorno sugli investimenti pubblicitari e la crescita organica potrebbero beneficiare in modo significativo.
Analisi del primo sito : Stratego Swat (https://www.strategoswat.com)
Le verifiche effettuate con strumenti come Hosting Analyzer e Google PageSpeed Insights offrono un quadro piuttosto nitido dello stato attuale del sito.
1. Hosting e configurazione server
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CMS rilevato: WordPress
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Web server: NGINX
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Supporto HTTP/2: attivo
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Supporto HTTP/3: non attivo
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Compressione: non risulta attiva alcuna forma di compressione (né Gzip, né Brotli, né Zstd). Questo comporta un maggior volume di dati trasmessi e quindi un caricamento più lento delle pagine, soprattutto su reti non ottimali.
Il tempo di risoluzione DNS (11,58 ms) è discreto, ma i valori di Time To First Byte (TTFB) risultano oltre la soglia consigliata da Google.
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Desktop: ~239 ms
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Mobile: ~220–240 ms
Google indica come valore massimo consigliato per il TTFB 200 ms. Superare questa soglia significa che la risposta iniziale del server è già in ritardo, e ogni ulteriore fase di caricamento della pagina ne risulta penalizzata.
2. PageSpeed Insights
L’analisi mobile di Google evidenzia criticità importanti:
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Prestazioni: 28/100 → punteggio molto basso, fascia rossa.
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Accessibilità: 72/100 → discreto ma migliorabile.
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Best practices: 71/100 → segnala implementazioni tecniche non ottimali.
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SEO: 85/100 → sopra la media, ma non eccellente.
Il punteggio di prestazioni mobile è il dato più critico, perché gran parte del traffico oggi avviene proprio da smartphone.
3. Core web Vitals
Non sono disponibili dati reali dei Core web Vitals provenienti dal Chrome User Experience Report. Ciò avviene quando il sito non genera abbastanza traffico monitorato da Google per fornire statistiche affidabili.
Tuttavia, le simulazioni di laboratorio suggeriscono che potrebbero esserci problemi su LCP (Largest Contentful Paint) e INP (Interaction to Next Paint), entrambi parametri fondamentali per l’esperienza utente e fattori di ranking ufficiali.
4. Considerazioni generali
In un’ottica imparziale, si possono sintetizzare i punti così:
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La base tecnologica è valida (WordPress su NGINX), ma la configurazione non è ottimizzata lato hosting.
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La mancanza di compressione e il superamento della soglia dei 200 ms di TTFB consigliata da Google sono criticità evidenti.
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L’assenza di dati reali sui Core web Vitals non consente una valutazione definitiva, ma i test già indicano inefficienze che incidono su SEO e conversioni.
5. Implicazioni pratiche
Il sito può risultare fruibile in condizioni di connessione veloce (fibra, 5G stabile), ma i limiti diventano molto penalizzanti in contesti meno favorevoli, come:
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Connessioni radio (EOLO e simili), che in giornate di pioggia o nuvolosità peggiorano sensibilmente;
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Copertura mobile instabile (4G intermittente), frequente in aree rurali o insulari come la Sardegna.
In questi scenari, un TTFB già oltre i 200 ms rende l’esperienza utente ancora più lenta, aumentando il rischio di abbandono e riducendo l’efficacia delle campagne pubblicitarie.
Analisi del secondo sito : Legge 3 (https://www.legge3.it)
Le verifiche tramite Hosting Analyzer e Google PageSpeed Insights offrono un quadro abbastanza chiaro delle performance e dello stato tecnico del sito.
1. Hosting e configurazione server
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CMS rilevato: WordPress
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Web server: NGINX
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Supporto HTTP/2: attivo
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Supporto HTTP/3: non attivo
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Compressione: non è abilitata alcuna forma di compressione (Gzip, Brotli, Zstd). Questa mancanza aumenta il peso complessivo delle risorse trasferite e rallenta il caricamento, soprattutto su dispositivi mobili o connessioni lente.
I valori del Time To First Byte (TTFB) sono molto critici:
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Desktop: ~540 ms
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Mobile: ~500–520 ms
Questi valori sono oltre il doppio della soglia massima consigliata da Google (200 ms). In pratica, il server impiega troppo tempo a restituire la prima risposta al browser, condizionando negativamente tutte le metriche successive.
2. PageSpeed Insights e Core web Vitals
A differenza di strategoswat.com, per questo sito sono disponibili dati reali raccolti da Chrome User Experience Report (CrUX).
La valutazione complessiva è non superata per i Core web Vitals, principalmente a causa di un LCP troppo elevato:
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Largest Contentful Paint (LCP): 4,9 s → molto oltre la soglia consigliata di 2,5 s.
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Interaction to Next Paint (INP): 241 ms → accettabile, sotto la soglia di 300 ms.
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Cumulative Layout Shift (CLS): 0,02 → ottimo, sotto la soglia di 0,1.
Altre metriche rilevanti:
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First Contentful Paint (FCP): 3,8 s → lento, dovrebbe stare sotto i 2 s.
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TTFB effettivo: 2,2 s → un valore molto alto, che conferma le criticità già emerse.
3. Considerazioni generali
Dal punto di vista super partes possiamo trarre queste conclusioni:
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La base tecnologica (WordPress su NGINX) è la stessa già vista in altri progetti di Stratego Swat, ma non ottimizzata lato server.
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La mancanza di compressione e l’alto TTFB sono tra i principali colli di bottiglia.
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I dati reali di utilizzo confermano che l’esperienza utente è penalizzata: un LCP vicino ai 5 secondi su mobile è insoddisfacente e causa un tasso elevato di abbandono.
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Un punteggio INP e CLS buono non è sufficiente a compensare tempi di rendering iniziale e caricamento eccessivamente lenti.
4. Implicazioni pratiche
Un TTFB di oltre 2 secondi e un LCP di quasi 5 secondi hanno conseguenze dirette:
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SEO: Google considera questi valori insufficienti e li utilizza come segnali negativi di ranking.
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Advertising: il Quality Score delle campagne può risentirne, facendo salire i costi per clic e riducendo la redditività.
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Conversioni: l’utente medio su mobile non attende 5 secondi per vedere il contenuto principale della pagina. Questo si traduce in un tasso di abbandono elevato.
In contesti di connessione non ottimale (zone rurali, Sardegna, 4G instabile, radio link soggetti a meteo), le criticità diventano ancora più marcate, amplificando il problema.
Va anche doverosamente specificato che il TTFB è sempre un fattore trainante, ovvero se il TTFB alto, anche altri parametri saranno necessariamente alti, il TTFB (Time to First Byte) rappresenta il parametro fondamentale nell’architettura delle prestazioni web poiché stabilisce il punto di partenza di tutti i processi successivi di caricamento e rendering della pagina. Quando il TTFB è elevato, crea inevitabilmente un effetto domino negativo su tutti gli altri Core web Vitals: il Largest Contentful Paint (LCP) non può iniziare finché il browser non riceve il primo byte di risposta dal server, il First Input Delay (FID) viene influenzato dal ritardo nell’esecuzione del JavaScript che deve essere prima scaricato, e il Cumulative Layout Shift (CLS) può peggiorare a causa del caricamento asincrono e ritardato delle risorse. Questo accade perché il browser segue un processo sequenziale rigido: deve ricevere l’HTML iniziale, analizzarlo per identificare le risorse critiche (CSS, JavaScript, immagini), e solo successivamente può iniziare il processo di rendering visuale. Di conseguenza, ottimizzare il TTFB diventa la priorità assoluta in qualsiasi strategia di performance web, poiché anche miglioramenti marginali in questo parametro si amplificano positivamente su tutta la catena di caricamento, rendendo possibile il raggiungimento dei threshold ottimali per tutti i Core web Vitals.
Analisi del terzo sito : Sharknet (https://www.shark-net.com)
Le analisi tramite Hosting Analyzer e Google PageSpeed Insights mostrano uno scenario con alcuni aspetti positivi, ma anche criticità rilevanti dal punto di vista delle performance.
1. Hosting e configurazione server
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CMS rilevato: WordPress
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Web server: NGINX
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Supporto HTTP/2: attivo
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Supporto HTTP/3: non attivo
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Compressione: attiva solo Gzip; Brotli e Zstd non risultano supportati.
Il Time To First Byte (TTFB) risulta superiore alla soglia consigliata da Google (200 ms):
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Desktop: ~267 ms
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Mobile: ~260 ms
Questi valori non sono drammatici come quelli visti su legge3.it, ma restano oltre il limite raccomandato, incidendo negativamente sulla velocità percepita e sull’efficienza generale del caricamento.
2. PageSpeed Insights e Core web Vitals
Per shark-net.com sono disponibili dati reali CrUX (Chrome User Experience Report). La valutazione complessiva dei Core web Vitals è non superata.
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Largest Contentful Paint (LCP): 3,0 s → superiore al limite di 2,5 s.
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Interaction to Next Paint (INP): 137 ms → ottimo, ben al di sotto della soglia di 200–300 ms.
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Cumulative Layout Shift (CLS): 0,0 → eccellente, nessuno spostamento visibile.
Altre metriche:
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First Contentful Paint (FCP): 2,7 s → al limite, ma accettabile.
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TTFB reale: 2,5 s → molto alto, ben oltre il valore raccomandato di 0,2 s (200 ms).
3. Considerazioni generali
Dal punto di vista tecnico:
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L’uso di Gzip è un passo avanti rispetto ad altri siti testati, ma mancano compressioni più moderne (Brotli, Zstd) che avrebbero migliorato ulteriormente le performance.
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LCP sopra i 3 secondi rappresenta un problema concreto: la parte principale della pagina impiega troppo a comparire, con rischio di frustrazione per l’utente.
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CLS e INP invece sono ottimi, il che significa che la pagina, una volta caricata, è stabile e reattiva.
4. Implicazioni pratiche
Un LCP oltre i 3 secondi e un TTFB di 2,5 s rendono il sito poco competitivo in ottica SEO e conversioni. In particolare:
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SEO: Google segnala chiaramente la mancata conformità ai Core web Vitals. Questo può pesare sul ranking.
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Esperienza utente: su reti lente (radio link, 4G instabile, zone rurali) il problema diventa molto più percepibile, portando a tassi di abbandono elevati.
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Campagne pubblicitarie: un caricamento lento abbassa la qualità percepita e può ridurre il Quality Score degli annunci, con aumento dei costi.
Analisi del quarto sito : Alter Formazione (https://alterformazione.it)
I dati raccolti tramite Hosting Analyzer e Google PageSpeed Insights mostrano una situazione piuttosto critica in termini di performance, soprattutto lato mobile.
1. Hosting e configurazione server
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CMS rilevato: WordPress
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Web server: NGINX
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Supporto HTTP/2: attivo
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Supporto HTTP/3: non attivo
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Compressione: Gzip risulta attivo, mentre Brotli e Zstd non sono supportati.
Il dato più interessante è quello del Time To First Byte (TTFB), che mostra valori contrastanti:
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Desktop: 87–105 ms (molto buono, sotto la soglia consigliata da Google di 200 ms).
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Mobile: 729–734 ms (decisamente oltre la soglia, con prestazioni insoddisfacenti).
Questa discrepanza suggerisce che la configurazione server riesca a garantire tempi rapidi in contesto desktop, ma non altrettanto per il traffico mobile, dove probabilmente entrano in gioco fattori come peso delle risorse, richieste multiple o assenza di ottimizzazioni mirate.
2. PageSpeed Insights
Il report mobile di Google mostra un quadro preoccupante:
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Prestazioni: 28/100 (fascia rossa, molto basso).
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Accessibilità: 79/100 (accettabile ma migliorabile).
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Best practices: 96/100 (molto buono).
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SEO: 100/100 (ottimo).
Le metriche di rendering sono estremamente negative:
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First Contentful Paint (FCP): 8,0 s → ben oltre la soglia consigliata (<2 s).
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Largest Contentful Paint (LCP): 14,7 s → valore critico, il contenuto principale diventa visibile troppo tardi.
3. Considerazioni generali
Dal punto di vista tecnico si notano forti squilibri:
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Lato SEO e best practice di implementazione, il sito si comporta bene.
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Lato performance utente reale, la situazione è molto problematica. Un LCP di quasi 15 secondi rende il sito praticamente inutilizzabile su mobile in condizioni di rete medie o scarse.
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Il TTFB desktop molto buono non si traduce in una reale fluidità: il problema principale è legato all’eccessivo peso della pagina e all’assenza di ottimizzazioni di caricamento delle risorse.
4. Implicazioni pratiche
Un sito con queste caratteristiche presenta rischi concreti:
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Esperienza utente negativa: tempi così alti fanno abbandonare la navigazione prima ancora di visualizzare i contenuti.
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SEO penalizzata: nonostante il punteggio tecnico “100” lato SEO, i valori Core web Vitals sono talmente scarsi da influenzare negativamente il ranking.
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Campagne a pagamento: qualunque investimento in advertising rischia di essere compromesso da un caricamento mobile estremamente lento, con CPC più alti e minore tasso di conversione.
In scenari di connettività debole (4G instabile, connessioni radio in zone rurali, condizioni meteo avverse), un LCP di 14 secondi diventa un vero e proprio fattore di esclusione: l’utente non resta online ad aspettare.
Analisi del quinto ed ultimo sito : Oro Etic (https://www.oroetic.it)
Il sito mostra una situazione decisamente migliore rispetto ad altri progetti analizzati, ma con margini di miglioramento importanti soprattutto lato server.
1. Hosting e configurazione server
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CMS rilevato: WordPress
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Web server: NGINX
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Supporto HTTP/2: attivo
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Supporto HTTP/3: non attivo
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Compressione: attiva solo Gzip; Brotli e Zstd non supportati.
Il Time To First Byte (TTFB) rimane critico:
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Desktop: ~549 ms
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Mobile: ~520–560 ms
Questi valori sono nettamente oltre la soglia consigliata da Google di 200 ms. Pur non essendo molto limitanti come altri siti del gruppo, rappresentano un collo di bottiglia che rallenta la consegna iniziale della pagina.
2. PageSpeed Insights e Core web Vitals
Qui emergono i punti di forza:
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Valutazione Core web Vitals: superata.
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Largest Contentful Paint (LCP): 1,9 s → eccellente, sotto la soglia critica di 2,5 s.
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Interaction to Next Paint (INP): 119 ms → ottimo, ampiamente sotto i 200–300 ms.
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Cumulative Layout Shift (CLS): 0,0 → perfetto, nessuno spostamento visibile.
Altre metriche:
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First Contentful Paint (FCP): 1,9 s → in linea con le best practice.
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TTFB reale: 1,1 s → conferma il ritardo già rilevato da Hosting Analyzer.
3. Considerazioni generali
Dal punto di vista tecnico, oroetic.it si distingue in positivo per la qualità complessiva dell’esperienza utente: i contenuti principali diventano visibili rapidamente e l’interazione è fluida.
Tuttavia, il TTFB rappresenta ancora un punto debole. Seppur non impedisca il superamento dei Core web Vitals, rimane ben oltre il target raccomandato di 200 ms. Questo significa che, con un’infrastruttura hosting più performante, i tempi di caricamento complessivi potrebbero essere ulteriormente ridotti, con benefici tangibili su:
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SEO: Google premia non solo il superamento dei Core web Vitals, ma anche tempi di risposta del server rapidi.
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Esperienza utente in scenari difficili: reti 4G instabili, connessioni radio o zone rurali metterebbero maggiormente in evidenza il ritardo di oltre mezzo secondo nella risposta iniziale.
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ROI delle campagne pubblicitarie: anche piccole ottimizzazioni nei tempi di caricamento possono incrementare sensibilmente i tassi di conversione.
4. Implicazioni pratiche
In sintesi, oroetic.it rappresenta un caso in cui le metriche di usabilità e rendering sono ottime, ma la parte infrastrutturale (TTFB) continua a essere il fattore limitante. Investire in un hosting ottimizzato per le performance permetterebbe di consolidare un sito già competitivo, eliminando l’ultimo collo di bottiglia tecnico.
Una valutazione e considerazione generale sui siti testati
Dall’analisi condotta sui diversi siti che portano la firma di Stratego Swat emerge un quadro piuttosto chiaro: nella quasi totalità dei casi i Core web Vitals di Google non vengono superati. Questo dato, di per sé, è indicativo di un approccio in cui la parte tecnica di hosting e ottimizzazione delle performance non riceve la stessa attenzione riservata alla grafica o alle strategie di comunicazione.
Un altro elemento ricorrente riguarda l’assenza di protocolli di compressione moderni. In alcuni casi si riscontra l’uso del Gzip, ormai considerato datato e meno performante rispetto al più moderno Brotli (standard de facto a livello internazionale) e soprattutto rispetto a Zstandard (ZSTD), tecnologia emergente che noi di Managed Server SRL siamo i primi e unici in Italia a fornire nativamente nel nostro stack server, senza dipendere da soluzioni di terze parti come Cloudflare.
Altro aspetto comune è la mancanza di HTTP/3 (QUIC), che nessuno dei siti analizzati adotta. Questo protocollo, evoluzione naturale di HTTP/2, garantisce latenze inferiori e maggiore stabilità su connessioni mobili instabili, ma non risulta implementato. Anche il supporto a formati di immagine più efficienti, come WebP, appare limitato: solo uno dei siti testati lo utilizza, ed è lo stesso che riesce a superare i Core web Vitals, segno evidente di un legame diretto tra scelte tecnologiche e risultati concreti.
Dall’analisi degli header HTTP e dei valori TTFB, inoltre, non emergono configurazioni di caching lato server. Tecnologie come il caching nativo di NGINX o, ancora meglio, l’uso di Varnish Cache avrebbero abbattuto sensibilmente i tempi di risposta. I TTFB elevati (spesso oltre i 500 ms e in alcuni casi sopra i 2 secondi) avrebbero potuto essere ridotti a valori ben sotto i 50 ms con un’infrastruttura adeguata e ottimizzata.
Infine, un dettaglio tecnico significativo: tutti i siti analizzati risultano ospitati sullo stesso server, con lo stesso indirizzo IP (46.16.91.179) che fa riferimento a ServerPlan, e sono gestiti tramite il pannello di controllo Plesk. Plesk è certamente una delle soluzioni più note e diffuse, superiore ad alternative come cPanel, DirectAdmin o soluzioni open source come Webmin, ma presenta comunque limiti strutturali nell’implementazione di configurazioni avanzate per le web performance. In altre parole, pur garantendo semplicità d’uso e stabilità, non consente di spingersi fino a quei livelli di ottimizzazione richiesti oggi per competere su performance, SEO e conversioni.
Come dovrebbe essere una landing page tecnologicamente adeguata ?
Quando si parla di landing page, la maggior parte delle agenzie tende a concentrarsi su grafica, copywriting e persuasione. Sono aspetti centrali, certo, ma non sufficienti. Una landing page veramente efficace è quella che riesce a trasformare il traffico proveniente dalle campagne in contatti e vendite, senza disperdere valore lungo il percorso. E per fare questo, la tecnologia sottostante è altrettanto importante del contenuto visivo e testuale.
Prendiamo ad esempio la landing page del nostro sito managedserver.it. L’analisi tecnica mostra chiaramente cosa significa costruire un progetto ottimizzato per le performance e pensato in funzione dei Core web Vitals di Google.
Prestazioni reali e tempi di risposta
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TTFB (Time To First Byte) nell’ordine dei 30–40 ms, molto al di sotto della soglia di 200 ms raccomandata da Google. Questo significa che il server risponde immediatamente, senza far attendere l’utente.
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FCP (First Contentful Paint) inferiore a 1 secondo: il contenuto inizia a comparire quasi subito, migliorando la percezione di velocità.
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LCP (Largest Contentful Paint) di circa 1 secondo: il contenuto principale è visibile in tempi ottimali, con un’esperienza percepita estremamente fluida.
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CLS (Cumulative Layout Shift) pari a 0: la pagina è stabile, nessun contenuto “salta” durante il caricamento.
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INP (Interaction to Next Paint) poco sopra i 100 ms: le interazioni sono immediate, senza ritardi percepibili.
Questi valori non sono casuali, ma il risultato di scelte precise: un’infrastruttura hosting ottimizzata, un layer di caching avanzato e protocolli moderni come HTTP/2, HTTP/3 (QUIC), compressioni multiple attive (Gzip, Brotli, ZSTD) e un’implementazione server-side che riduce al minimo la latenza.
Ottimizzazione delle risorse
Un altro elemento fondamentale è la gestione delle risorse statiche (immagini, CSS, JavaScript). Su managedserver.it utilizziamo:
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Formati moderni come WebP per le immagini, che riducono drasticamente il peso senza compromettere la qualità.
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Minificazione e concatenazione dei file CSS e JS, per ridurre il numero di richieste e velocizzare i caricamenti.
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Caching lato server (NGINX + Varnish) per servire istantaneamente i contenuti agli utenti, abbattendo i tempi di attesa.
Marketing e query string
Un aspetto spesso trascurato è la gestione delle query string di marketing (come fbclid
di Facebook o gclid
di Google Ads). Questi parametri, se non trattati correttamente, generano URL unici per ogni visita, invalidando il caching e costringendo il server a generare di nuovo la stessa pagina per ogni utente.
Su managedserver.it abbiamo implementato lo stripping intelligente delle query string: i parametri vengono registrati per finalità di tracciamento, ma non incidono sulle performance del sito. In questo modo, anche il traffico proveniente da campagne Facebook o Google viene servito con la stessa velocità e stabilità delle visite dirette, senza penalizzazioni.
L’esperienza complessiva
Una landing page tecnologicamente adeguata deve essere pensata come un sistema coerente, dove ogni elemento — dal server alla compressione, dal caching alla gestione delle query string — lavora per ridurre i tempi di caricamento e migliorare l’esperienza utente. Non è solo una questione di “piacere a Google”:
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una pagina più veloce riduce il bounce rate,
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migliora il Quality Score delle campagne pubblicitarie,
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aumenta il tasso di conversione, perché l’utente resta più volentieri e compie l’azione desiderata.
L’esempio di managedserver.it dimostra come la tecnologia possa essere un moltiplicatore di efficacia. Non basta creare una pagina visivamente accattivante: bisogna costruirla sopra un’infrastruttura ottimizzata, che sappia garantire prestazioni costanti e prevedibili, anche in condizioni di rete difficili (4G instabile, zone rurali, connessioni radio soggette a degrado).
Ecco perché, quando si parla di landing page e lead generation, hosting e performance non sono dettagli tecnici, ma veri e propri fattori di business.
Conclusioni
L’hosting è spesso considerato un aspetto tecnico secondario, quasi invisibile al cliente finale. Finché il bilancio sembra positivo — più lead entrano rispetto a quanto si spende in campagne — può sembrare che non ci sia motivo di preoccuparsi. Ma questa è una visione riduttiva, che trascura il vero potenziale di una strategia digitale ben strutturata.
Ritornare ai principi della ricerca operativa significa guardare oltre il breve termine: massimizzare i ricavi e minimizzare i costi non è solo una questione di ottimizzazione delle campagne, ma passa anche dall’infrastruttura tecnica. Un hosting veloce e performante non è un costo in più, ma uno strumento per abbattere i costi reali della lead generation, perché rende ogni clic pubblicitario più efficace, riducendo l’abbandono e aumentando le conversioni.
Inoltre, un sito tecnicamente ottimizzato apre la porta a un vantaggio ulteriore: il posizionamento organico naturale. Un sito che rispetta i Core web Vitals, con tempi di caricamento rapidi e stabilità nelle performance, non solo supporta le campagne a pagamento, ma nel lungo periodo può raggiungere e mantenere posizioni migliori su Google. Questo significa ricevere ulteriori lead in modo continuativo e gratuito, senza dipendere esclusivamente dal budget pubblicitario.
In questo scenario, le agenzie dovrebbero adottare un approccio collaborativo: imparare a “passare la palla” e concentrarsi sulle aree in cui eccellono davvero — creatività, comunicazione, strategia — affidandosi a specialisti per gli aspetti tecnici più delicati, come l’hosting e le web performance. Così, ogni parte lavora al massimo delle proprie competenze e il risultato è un gioco di squadra vincente per il cliente finale, che ottiene non solo un ritorno immediato sulle campagne, ma anche un vantaggio competitivo duraturo grazie alla crescita organica nel tempo.