Come abbiamo introdotto nel nostro precedente articolo WordPress bandisce ufficialmente WP Engine, WordPress ha deciso di prendere una posizione netta contro WP Engine, con una mossa che ha sollevato numerose polemiche e discussioni. In quell’articolo, abbiamo fornito un breve riassunto della situazione, spiegando come WordPress abbia bannato WP Engine dalla propria piattaforma o meglio dai loro repository, sollevando interrogativi sull’appropriatezza e l’imparzialità di questa decisione.
Successivamente, abbiamo approfondito l’argomento in un altro articolo intitolato WordPress.org ha bannato WP Engine: ecco i motivi per cui Matt Mullenweg ha palesemente torto, dove abbiamo analizzato nel dettaglio la licenza GPL 2 con cui WordPress è stato rilasciato, dimostrando come la decisione di Mullenweg contraddica i principi fondanti del progetto open source. La licenza GPL 2 infatti garantisce libertà agli utenti e agli sviluppatori di utilizzare, modificare e ridistribuire il software, e il ban imposto come ritorsione sembra violare proprio questi principi fondamentali.
In seguito a questa analisi approfondita, abbiamo deciso di intervenire direttamente sulla questione commentando un post sulla pagina Facebook ufficiale di WordPress. Il nostro commento, basato su considerazioni tecniche e legali documentate e corrette, evidenziava le incongruenze nella decisione presa da WordPress e Matt Mullenweg. Abbiamo espresso il nostro disaccordo in modo pacato e professionale, cercando di stimolare un dialogo costruttivo come potete leggere nello screen originale in inglese di seguito (e relativa traduzione in italiano a seguire).
Non capisco dove sia il problema. Dopotutto, WordPress è software con licenza GPL, quindi può essere modificato e ridistribuito, anche in un modo molto invasivo, senza dover informare nessuno. Ricordiamo inoltre che WP Engine utilizza il software WordPress come software-as-a-service o, al massimo, come modello platform-as-a-service. Pertanto, secondo la licenza GPL, non sono nemmeno obbligati a condividere il codice sorgente.
Non capisco nemmeno sotto quale obbligo Matt Mullenweg ESIGE che WP Engine paghi qualcosa o contribuisca al progetto o agli sforzi della comunità. Eticamente e moralmente, potresti avere ragione, ma LEGALMENTE, ASSOLUTAMENTE NO. La licenza GPL non richiede di restituire nulla, né finanziariamente né in termini di contributi alla comunità. Pertanto, quello che stai facendo è illegittimo e illegale, caro MATT.
Per quanto riguarda il marchio, WP ENGINE non crea alcuna confusione. WP sta per WordPress ma non è né concesso in licenza né registrato come marchio, e come tu e AUTOMATTIC affermate, può essere usato. Se si chiamasse “WordPress Engine”, avresti ragione, ma si chiama WP Engine, quindi caro MATT, anche qui hai OVVIAMENTE TORTO.
Credo che questa mossa sia semplicemente intesa a spingere i consumatori verso soluzioni automatiche, come WordPress.com o gli altri servizi di hosting performanti di Automattic, WP-VIP.com o Pressable.
È ora di fare un passo indietro, caro MATT, e per la comunità WordPress di prendere le distanze da una figura tossica come te.
Con estremo stupore, ieri sera, a distanza ormai di qualche giorno dal commento, abbiamo notato che il nostro commento è stato prontamente rimosso e che il nostro account è stato bannato dalla pagina.
Per quanto possa sembrare incredibile che un’azienda delle dimensioni e del prestigio di Automattic, promotrice del più famoso CMS open source al mondo, si abbassi a pratiche che potremmo definire, per usare un eufemismo, degne di un bambino capriccioso, questo è esattamente ciò che è accaduto. Nonostante l’immagine di apertura e trasparenza che WordPress cerca di promuovere, siamo stati testimoni di un comportamento palesemente censurante e poco professionale. Nel video che segue, mostriamo chiaramente come la pagina Facebook ufficiale di WordPress sia accessibile e visibile a chiunque non sia loggato su Facebook. Tuttavia, quando si accede con il nostro account – evidentemente bloccato per aver espresso un’opinione scomoda ma tecnicamente fondata – la pagina risulta improvvisamente irraggiungibile. Questo comportamento dimostra un chiaro tentativo di filtrare e nascondere le critiche, invece di aprire un dialogo costruttivo e confrontarsi con opinioni diverse.
Questo episodio dimostra chiaramente come WordPress e, nello specifico, la leadership di Automattic, anziché accogliere critiche costruttive e basate su dati di fatto, scelga di soffocare le voci che osano mettere in discussione le loro decisioni. La nostra analisi era infatti basata su considerazioni tecniche e legali rigorosamente documentate e prive di toni offensivi. Eppure, la reazione è stata quella di eliminare il commento e di impedire ulteriori interazioni, segno di una volontà deliberata di evitare il confronto pubblico, soprattutto quando questo può mettere in evidenza possibili errori o incongruenze nelle loro scelte.
Questa forma di censura dovrebbe essere motivo di riflessione per tutta la comunità WordPress, che si è sempre basata sui principi di apertura, collaborazione e trasparenza. Se anche una piattaforma nata per essere un baluardo della libertà di espressione e dello sviluppo open source inizia a chiudersi e a soffocare il dissenso, cosa possiamo aspettarci per il futuro? La comunità rischia di diventare un ambiente dove solo le voci allineate al management hanno spazio, e chiunque osi sollevare critiche legittime, basate su fatti concreti e fondamenti tecnici, potrebbe essere escluso o silenziato. Questo solleva una domanda preoccupante: WordPress sta davvero difendendo la libertà del software e la trasparenza, o sta progressivamente trasformandosi in un ambiente controllato e autoritario?
Invitiamo tutti i nostri lettori a rimanere informati e a non farsi intimidire da queste pratiche. Continuate a seguire il nostro blog per ulteriori aggiornamenti su questa vicenda e altre tematiche legate al mondo WordPress e all’hosting.
Vi invitiamo calorosamente a condividere questa notizia sulle vostre bacheche social affinchè si sappia cosa sta avvenendo ai vertici di WordPress.